Algeria-Egitto, il derby che spacca il mondo arabo

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L’aggressione alla nazionale algerina

Con le sue prestigiose università e i suoi scienziati di fama mondiale, l’Egitto è forse il Paese più ricco di cultura del cosiddetto “mondo arabo”. Ma questo patrimonio non verrà condiviso con l’Algeria: gli editori egiziani hanno deciso di disertare il Salone internazionale del libro che si tiene in questi giorni ad Algeri.

“L’Egitto sarà assente, uno spazio gli era stato riservato ma, alla vigilia della manifestazione, la presenza non è stata confermata né disdetta”, ha spiegato alla stampa il portavoce della rassegna, Abdallah Benadouda. Un dettaglio, in apparenza, di fronte ai sommovimenti tragici di questi mesi in Nord Africa e Medio Oriente, con la guerra in Libia, le rivoluzioni incompiute in Tunisia e nello stesso Egitto, i massacri quotidiani nello Yemen ed in Siria. Invece si tratta della spia di una profonda inimicizia tra i due Paesi, esplosa alla fine del 2009 in una serie di sanguinosi scontri legati ai match calcistici tra le due nazionali e nella successiva crisi diplomatica tra i governi. Ed una lezione per chi, in Occidente, si ostina a guardare al Maghreb come una massa compatta, ad un muro etnico, religioso e politico che si opporrebbe con durezza all’Europa

Nulla di più falso, ovviamemte, e la vox populi lo dimostra. “Siete i cani al servizio dei giudei”, tuona un lettore algerino contro gli egiziani, nel blog di un quotidiano che riporta le notizie a proposito della tensione tra i due popoli. Proprio nel rapporto con Israele, nella firma degli accordi di pace voluta da Sadat (poi assassinato dalla sua guardia anche per questa ragione) risiede una delle ragioni dell’inimicizia. L’Algeria, alle prese con il fondamentalismo interno e con forze armate sempre pronte al golpe, resta cauta nelle posizioni riguardo la Palestina, ma anche a proposito della recente deposizione di Mubarak e del conflitto libico.

Timore di contagio, visioni diverse ed antichi rancori portano la diffidenza e l’odio non solo nelle cancellerie, ma soprattutto nelle piazze.

Siamo nel novembre 2009. Egitto ed Algeria si sfidano nelle finali per l’ammissione ai Mondiali di calcio del 2010. I “faraoni” sono i grandi favoriti, ma gli avversari si impongono nella partita ad Algeri e così il ritorno a Il Cairo diviene ad alto rischio. Il bus che porta la squadra algerina per le vie della capitale egiziana viene colpito da una sassaiola e quattro giocatori restano feriti, anche se lievemente. L’Algeria accusa l’Egitto di non aver dato adeguata protezione ai suoi campioni, mentre la stampa locale parla di una messinscena orchestrata dall’équipe avversaria per creare un incidente diplomatico. Si gioca comunque e i faraoni vincono, pareggiando così il conto dei match. Ed è ancora battaglia per le vie del Cairo: un tifoso algerino muore, ucciso da un sasso che lo colpisce alla testa. Ma il calcio va avanti. Serve uno spareggio, che si gioca il 15 novembre in Sudan. Decine di voli charter partono dall’Egitto e dall’Algeria e i tifosi sono scortati dalle rispettive polizie. Questa volta è l’Algeria a vincere, portando a casa una inattesa qualificazione.

E’ il caos. Le sedi di Egypt Air e di altre aziende egiziane ad Algeri vengono assaltate dalla folla, mentre al Cairo scoppiano violenti scontri di fronte all’ambasciata “nemica”. Centinaia di lavoratori egiziani in Algeria vengono aggrediti o minacciati e sono costretti a lasciare il Paese: la polizia algerina, prima dell’imbarco sui voli, li sottopone tutti a visita medica, così da dimostrare che sono in buona salute e non possano, al rientro in patria, affermare di essere stati malmenati. Non basta. Disordini legati alla partita esplodono nelle comunità algerine in diverse città della Francia, mentre sia l’Algeria che l’Egitto richiamano per “consultazioni” i rispettivi ambasciatori: un gesto che talvolta precede il ritiro delle rappresentanze diplomatiche, anche se questa volta non si arriva a tanto. La guerra si sposta però sul web: hacker algerini e marocchini attaccano i siti dei ministeri egiziani, mentre la rappresaglia dei pirati del Cairo colpisce le pagine internet di alcuni giornali di Algeri.
Le cause dell’inimicizia sono molteplici e risalgono agli anni successivi alla colonizzazione. Molti algerini pensano che i cooperanti che l’Egitto inviò in Algeria subito dopo l’indipendenza fossero in realtà attivisti religiosi responsabili della successiva diffusione del fondamentalismo e della guerra civili nell’ex possedimento francese. E quando nel 2005 Parigi approva una legge che parla del “ruolo positivo della presenza francese oltremare, specialmente in Nord Africa”, il governo algerino insorge e parallelamente accusa l’Egitto di non aver preso anch’esso una posizione forte, in nome della comune storia e della supposta fratellanza araba.

Poi i rapporti con l’Occidente, la forte presenza di multinazionali egiziane in Algeria (in particolare nelle comunicazioni) e i tutto sommato buoni rapporti del Cairo con Israele sono tutti taniche di benzina sul fuoco di relazioni difficili, dove Marocco e Tunisia più o meno apertamente sostengono Algeri in un conflitto sotterraneo che, quando finirà la guerra in Libia, si nutrirà anche del tentativo di entrambi gli Stati di portare dalla propria parte il nuovo regime che si insedierà a Tripoli.

Marco Mostallino

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