Italiani in hotel ad Amsterdam: il meglio del peggio delle recensioni online

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Cosa amano, ma soprattutto cosa non amano i turisti italiani quando si trovano a pernottare in un albergo di una grande città europea? Per capirlo abbiamo visionato centinaia di commenti lasciati dai nostri connazionali su uno dei più noti e frequentati siti di viaggio specializzati nella prenotazione di stanze di hotel. Feedback che possono essere inseriti unicamente da chi ha pernottato e che, in alcuni casi, dicono molto di più dell’autore della recensione che dell’albergo. Iniziamo questo viaggio in ordine alfabetico, partendo da Amsterdam, capitale dei Paesi Bassi.

Là dove ‘l sì (non) suona

Gli alberghi della capitale olandese raramente non ottengono la sufficienza, anche se gli hotel che superano di poco il “sei” contengono quasi esclusivamente commenti negativi. In generale, anche quelli con voti alti sono redarguiti essenzialmente per tre motivi: la presenza di moquette, l’assenza di bidet e, purtroppo, la mancanza di personale in grado di parlare italiano: «L’unica pecca che non parlavano la lingua italiana», «Non ci sono receptionist che parlano italiano», «In un hotel così grande mi aspettavo che qualcuno alla reception parlasse almeno un po’ d’Italiano», «Piccolo appunto è che per chi non conosce le lingue, sarebbe opportuno che un hotel di questo livello debba fare in modo di avere alla reception personale che parla anche la lingua italiana oltre alle altre».

Una quantità di recensioni che fa pensare che gli italiani sopravvalutino l’importanza della lingua di Dante, una sensazione che diventa certezza nel leggere questo commento: «Credo ci sia bisogno di più gente che conosca più lingue, non è possibile che sappiano pure il mandarino mentre l’italiano no!». Evidentemente, il fatto che il mandarino “standard” sia la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, e che quindi sia la più parlata al mondo, non viene ritenuto un motivo valido per preferirlo all’italiano. La recensione più sintetica e forse più illuminante è, però, quella di un viaggiatore singolo che ha lasciato pochissime parole di feedback: «Non parlano la tua lingua!». Dopo aver precisato che questo genere di commenti si ritrova nelle recensioni di quasi tutti gli alberghi europei, passiamo alle critiche dovute a motivi meno nazionalistici.

Computer e servitù

Come è facile intuire, la pulizia delle stanze è l’argomento che attira le maggiori attenzioni da parte dei clienti. C’è chi si lamenta di aver rinvenuto peli tra le lenzuola o capelli sul cuscino, chi della moquette macchiata e del bagno non sufficientemente pulito, ma c’è anche chi allarga il suo raggio di attenzione: «Ho fatto notare ad una dipendente come le tastiere dei computer della reception messi a disposizione dei clienti erano di un sporco impossibile incrostazioni di grasso o altro da non poter vedere. Io stesso ho fatto vedere che con un fazzolettino imbevuto la tastiera tornava brillante».

Questo pulitore di tastiere è poi incappato in uno spiacevole inconveniente notturno, quando la sua chiave e quella del cognato sono state scambiate creando un certo scompiglio. Le ultime parole della recensione ci riportano a quanto scritto prima: «Devono ringraziare che non parlavo assolutamente inglese altrimenti era da chiarire questa situazione assurda».

Un altro nostro connazionale, invece, ha particolarmente apprezzato il lavoro del personale nonostante lo scarso comfort delle camere e lo ha sottolineato in maniera inusuale: «La servitù e carina e gentile». Immaginiamo che abbia lasciato loro un cospicuo compenso prima di chiamare il cocchiere che lo portasse a visitare la capitale olandese.

 

Cimici non moleste

Chiudiamo con le recensioni di un paio di alberghi del centro di Amsterdam che strappano a fatica la sufficienza. La prima è stata lasciata da un cliente che, travolto dall’entusiasmo, non si è limitato a criticare la stanza ma ha valutato, positivamente, anche l’atteggiamento degli insetti presenti: «L’albergo presso il quale abbiamo soggiornato: da sconsigliare, con materassi infestati da cimici che, anche se non moleste, comunque spiacevoli da avere attorno».

Ma il premio “La notte peggiore in un hotel di Amsterdam” se lo aggiudica una signora che viaggiava col marito: «Non mi è piaciuto esser disturbata nel cuore della notte dal ragazzo della reception ubriaco che pretendeva di entrare in camera, prima con la scusa di controllare la marijuana, poi con la scusa di recuperare le chiavi così poteva andare a casa (?). Non mi è piaciuto che la camera affacciasse su sacchi di rifiuti e che dalla finestra potessi vedere i vicini seduti sul wc! Non mi è piaciuto trovare la porta della camera aperta, abbiamo pensato se la fossero dimenticata i signori delle pulizie, ma le pulizie non erano state fatte!». Per non limitarci alle critiche, va precisato che il personale dell’albergo parlava italiano.

Massimiliano Boschi

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