Come andrà il Referendum in Veneto? E perché sarà proprio un flop?

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Conosco un sindaco veneto di provincia. Un buon amministratore, civico di centrodestra, non leghista. Domenica, mi racconta, sarà «costretto» a votare. Non farlo, non votare per il Plebiscito chiesto da Luca Zaia, sarebbe troppo oneroso dal punto di vista relazionale. Si dice «schifato», voterà no e, a voce, invita tutti i suoi amici a non votare. E’ per caso un nemico dell’autonomia? Certo che no. Perché – primo assunto – qualsiasi persona di buon senso in Veneto è di principio favorevole a una maggior autonomia del Veneto.

Il punto è che questo referendum, il modo in cui è stato concepito, provocherà danni a non finire. Tutto in Veneto sta provocando danni a non finire: la mancanza di un progetto politico, la mancanza di una classe dirigente in grado di leggere e guidare il territorio, la frammentazione pulviscolare dell’economia, il vittimismo per cui è sempre colpa degli altri. E’ colpa di Roma se la Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono andate gambe all’aria. E’ colpa di Roma se la Pedemontana arranca ed è un obbrobrio. E’ colpa di Roma se il Mose finanziato dall’Europa ha ingurgitato milioni di euro e distrutto un sistema economico ancor prima che ecologico. E’ colpa di Roma, infine e soprattutto, se il Veneto non ha maggior autonomia. Certo, si sarebbe potuto fare come l’Emilia Romagna: aprire una trattativa e assumere maggiori competenze senza tutto questo nulla. Ma si è preferito fingere di avere una catena al collo che non c’era e gridare al ladro in giardino sparandogli a salve. L’unico indiscusso successo di Zaia nell’indire la consultazione è stato sparigliare ulteriormente le carte nel campo avversario: dalle parti del Pd veneto non si capisce più niente. Ma, insomma, è come sparare sulla croce rossa.

Questo non per dire che tutto va bene così com’è: anzi. Ma senza un progetto, e senza un’analisi degli ultimi fallimentari vent’anni di rincorsa all’autonomia, non si va da nessuna parte. E quindi, se il primo assunto è che tutti sono d’accordo per una maggiore autonomia, il secondo assunto – nonostante questo articolo forse porterà qualcuno in più al voto – è che in qualsiasi modo vada (e non andrà bene), il referendum di domenica 22 ottobre sarà un flop. La credibilità della classe dirigente veneta, da tutti i lati che la si guardi, è sotto terra già oggi. Domenica, se non raggiungerà il 50 per cento, sarà annientata. Se il quorum sarà superiore, Zaia chiederà modelli inarrivabili come quello altoatesino, e si scontrerà presto (ma dopo il voto) con il nulla prodotto e la delusione. Giusto uno spot elettorale. Un altro rilancio verso il nulla. Un nuovo presupposto per la prossima lamentela.

 

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