Avevo trovato il mio regalo (nel Sud Sudan)

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Giulia Comirato è da poco tornata dal Sud Sudan, 54 esimo Stato africano, nato il 9 luglio 2011.  Appassionata d’Africa da anni, ecco il suo contributo.
Cercavo un regalo, tutto intorno a me il Sud Sudan. Ero nella terra del popolo dinka.
Li vedevo camminare sul bordo della pista, seguivano le mandrie trasportando tutti i loro averi in equilibrio sulla testa, arrotolati in una stuoia di paglia. donne e uomini, incredibilmente alti e longilinei coperti solo da una stoffa, semplicemente annodata su una spalla. Nessun villaggio a perdita d’occhio, solo qualche spiazzo incenerito dai falò dove le famiglie e le loro mucche trascorrono la notte sotto le stelle, proteggendosi a vicenda.
Pensavo al mio regalo: sarà dura portarsi a casa qualcosa da questa terra…

Avevo notato qualche oggetto particolare, primo fra tutti il trasportaneonati: un’ intera pelle di capra ripiegata in due, con le zampe anteriori e posteriori legate fra loro in modo da creare uno spazio cavo, a forma di culla, dove adagiare il neonato e trasportarlo a spalla. Regalo molto tipico, ma forse un po’ azzardato.
Poi c’era il manganello, il giovane dinka ne porta sempre uno con sé. Avevo chiesto conferma, serviva proprio per combattere. I dinka in età da moglie sono creature particolari: vivono nell’ossessione delle mucche. Se non ne hanno abbastanza per poter riscattare le loro spose alla famiglia, i gruppi di ragazzi ingaggiano vere e proprie guerre con i villaggi vicini per  la conquista dei capi migliori. Vista la premessa avrei preferito optare per un regalo meno impegnativo.

Poi finalmente avevo visto la sedia, ingegnosissima. A guardarla di sfuggita, con la sua forma arrotondata, sembra quasi una normale sedia da giardino, ma era una sedia dinka e, in assenza di qualsiasi tipo di metallo era costruita completamente ad incastro, mentre le asticelle della seduta e dello schienale erano legate alla struttura da sottili stringhe di pelle di capra. Avrei potuto facilmente somontarla e sistemarla in valigia, ma senza un dinka non sarei mai stata in grado di rimonotarla.
Una sera, quando ormai tutto sembrava perduto, ho visto un cerchio di uomini seduti sotto un albero. Parlavano di chissacchè e fumavano la pipa. Una pipa dinka: cannello lungo e affusolato, di rame, e fornello metallico legati insieme da una base di legno, intarsiata semplicemente. Mi informo, si tratta di un oggetto di artigianato tradizionale, costruito fondendo il tipico metallo reparibile in zona: bossoli di pallottole raccolte un po’ ovunque, residui di una guerra non molto lontana.
Come faccio ad averne una? Il ragazzo che è con me sorride e scompare, torna dopo 10 minuti con la mia pipa. Non si compra, tienila.
Avevo trovato il mio regalo.

Giulia Comirato

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