Barnehage, l'asilo scandinavo

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAHo ricevuto molte mail di mamme italiane che mi chiedono consigli e pareri riguardo il misterioso mondo dei barnehage. Inutile negarlo: l’asilo scandinavo è diverso dalla nostra scuola materna. Dopo un anno di esperienza, posso dire di essermi abituata a un ambiente che, inizialmente, mi aveva lasciata perplessa. Sono entrata nel barnehage relativamente tranquilla, forte di anni di esperienza con gli italici pargoli, preoccupata solo dalle eventuali difficoltà linguistiche.

Mi sono addentrata in questo regno di nani biondi convinta di avere tutte le conoscenze necessarie per affrontare la nuova avventura. Non è stato così. Col tempo ho rivisto il mio sguardo smarrito dei primi giorni negli occhi di molte mamme straniere, che si facevano strada tenendo la manina del loro pargolo, tra bambini arrampicati sulle piante e carrozzine coperte di pioggia. Prima che vi facciate cogliere dal panico e abbandoniate la lettura, una precisazione rassicurante: in un anno di lavoro, non ho assistito a incidenti gravi. Niente più grave di bernoccoli, capelli tagliati con la forbice a punta tonda, pongo masticato e qualche perlina infilata nel naso. Il barnehage apre alle 7 di mattina e chiude alle 16.30. I bambini sono divisi in due gruppi: i piccoli di 1-2 anni e i grandi dai 3 ai 5 anni.

Alle ore 8 viene servita la prima colazione. Questa consiste in fette di pane integrale con uno dei seguenti accompagnamenti: burro, servelat (prosciutto cotto, tipo wurstel), makrell (sgombro al pomodoro), hvitost (formaggio bianco), kaviar (una specie di patè di uova di sgombro), leverpostei (patè di fegato), uova sode (non tutti i giorni), brunost (formaggio scuro dolciastro), prim (crema di brunost, spalmabile), salame e altri affettati.. Non mancano mai le verdure, solitamente peperone, pomodoro e cetriolo a fettine. Si beve latte freddo o acqua.

Avrete notato l’assenza del nemico giurato della dieta scandinava: lo zucchero. Ė il trionfo dei grassi, necessari, a detta delle mie colleghe, per tollerare il freddo e la fatica. Neanche si trattasse di un piccolo esercito di minatori. Ciò nonostante ho visto davvero pochissimi bimbi sovrappeso: probabilmente questa dieta, che tanto fa storcere il naso a noi italiani, è giusta per questo clima e per la vita attiva che conducono i bambini norvegesi.

La divisione in classi di età a cui siamo abituati, qua si realizza solo nell’attività guidata del mattino, che si svolge solitamente dalle 9 alle 10. Si ascoltano le fiabe, raccontate con l’aiuto di pupazzi o marionette per tenere più viva l’attenzione, si canta (tanto) e si fanno attività manuali per stimolare la creatività.

Alle 11, si mangia! Il menù è esattamente identico a quello della colazione: solo un giorno la settimana, infatti, un’insegnante si dedica alla preparazione di un pasto caldo. Spesso viene aiutata in cucina dai bambini più grandi, e spesso non è norvegese. “Tu che sei italiana, perché non cucini? Siete così bravi”. Ed è così che sono diventata un’esperta nella preparazione di venti mini-porzioni.

Subito dopo il pranzo, nel gruppo dei piccolini ci si prepara alla nanna: ben vestiti, con tutine di lana, calzini e cappucci, i pargoli vengono adagiati nelle carrozzine. Queste vengono quasi sempre parcheggiate all’esterno, cosicché i piccoli possono beneficiare dell’aria fresca durante il riposo. Sì, anche quando piove o nevica, anche in inverno. Hanno trapunte pesanti e cappottine di plastica, è vero, ma fa effetto, almeno all’inizio, vedere quel piccolo esercito di carrozzine schierate in barba alle intemperie.

Il gruppo dei grandi, dopo il pranzo, si prepara per giocare all’aperto. Anche in questo caso, il clima non conta: bisogna ossigenarsi almeno un’ora ogni giorno. Il guardaroba è fondamentale per contrastare le temperature rigide e, peggio, le precipitazioni. Due “divise” si rendono necessarie: una tuta tipo da sci per le belle giornate, completa di scarponcini imbottiti, e un completo giacca e pantalone impermeabile, correlato da stivaletti di gomma. Le insegnanti aiutano i piccolini (3 anni) a vestirsi, gli altri devono imparare a fare da soli. Le colleghe mi hanno invitata ad aiutare solo quando i bambini lo chiedono esplicitamente. Ma, quando sono distratte, non resisto e infilo le maglie nella calzamaglia, abbassando così l’incidenza dei mal di pancia, e raddrizzo le scarpe messe alla rovescia.

Alle 14 arriva il momento della merenda. Ogni bambino porta da casa il proprio matpakke, una scatolina contenente lo spuntino, quasi sempre uno yogurt con i cereali, a cui si aggiunge la frutta che viene fornita dall’asilo. Anche in questo caso, i dolci subiscono pesanti limitazioni: è tollerato il pane con la marmellata, ma il cioccolato e le bevande gassate non sono permesse. L’unica eccezione alla regola è data dai compleanni, momenti in cui lo zucchero ricompare in pompa magna sotto forma di torte ipercaloriche e gelato, quasi a vendicarsi della prolungata assenza.

Un giorno la settimana è dedicato alla gita, una passeggiata nei dintorni dell’asilo. L’obiettivo è entrare in contatto con la natura ed educare i piccoli a una vita attiva e all’aria aperta. Si esplorano boschi, si corre nei prati, si imparano a riconoscere gli animali e le piante.

Rassegnatevi, mamme italiane, a mettere in lavatrice ogni cosa vostro figlio indossi all’asilo: i bambini sono spinti a essere quanto più autosufficienti. Questo vuol dire spalmare il burro sul pane e sulla manica, fare torte di fango, saltare nelle pozzanghere per acquisire confidenza con l’acqua e trascinare la tuta intera da esterno dalla porta d’ingresso al guardaroba, perché le braccia sono ancora troppo corte per sollevarla interamente.

Nonostante il traumatico impatto iniziale, ho potuto riscontrare nel metodo educativo scandinavo degli aspetti molto positivi.

Gli insegnanti seguono con molta attenzione l’inserimento dei bambini stranieri con problemi linguistici. Ogni giorno cercano di passare del tempo con i nuovi arrivati, senza separarli troppo dalla classe, scegliendo giochi che favoriscano la memorizzazione dei termini. Un giorno la settimana una logopedista si occupa dell’apprendimento linguistico, con un’apposita “lezione” riservata agli immigrati, divisi per livello di conoscenza del norvegese.

Cosa molto bella, a mio parere, è l’attenzione riservata anche alla lingua madre degli stranieri. Un’assistente madrelingua viene affiancata periodicamente agli immigrati affinché questi, oltre a imparare il norvegese, non dimentichino la loro lingua d’origine.

I bambini non sono separati in classi di età nel gioco. Così facendo, i grandi servono da modelli per i più piccoli. Molto spesso, i bambini di 5 anni aiutano quelli di 3 a vestirsi, versano il latte nel loro bicchiere, sono protettivi e responsabili. Allo stesso tempo, i bimbi più piccoli apprezzano le attenzioni e riproducono il modello una volta cresciuti.

Le differenze di genere non sono enfatizzate. Tutti possono giocare con le macchinine e con le bambole. Le femmine possono correre e arrampicarsi sugli alberi senza sentirsi dare del maschiaccio. I maschi che scelgono il bicchiere rosa a pranzo non vengono derisi dai compagni. Molte bambine arrivano la mattina agghindate come le principesse Disney e tornano a casa la sera con lo stesso vestito sporco di fango, dopo un pomeriggio trascorso a rotolare nel prato.

Ci sono bambini che e passano la giornata a lottare, imitando i super eroi, poi, esausti si siedono al tavolino con le bimbe e intrecciano un bracciale di perle da regalare alla mamma.

Le festività portano momenti di aggregazione in cui le famiglie sono invitate a condividere con i bambini il tempo all’asilo. La colazione di Pasqua, ad esempio, o la grigliata d’estate. L’organizzazione è responsabilità dell’asilo, ma le famiglie sono invitate a collaborare portando cibo o dando una mano nella pulizia e nell’addobbo delle stanze in cui si terrà la festa. Queste occasioni permettono agli adulti di conoscere la realtà vissuta dai bambini quotidianamente, di entrare in contatto con altri genitori e con gli insegnanti in modo rilassato e informale.

Questo vorrei dire alle mamme che si apprestano a cominciare l’avventura barnehage: ci sono differenze, pregi e difetti. Il barnehage non è perfetto, ma non credo lo sia nemmeno la scuola materna italiana. E’ vero, l’alimentazione non è molto variegata, ma la cena e il weekend vi consentiranno di colmare le lacune nutritive del pranzo. Sappiate che quest’esperienza sarà per voi un’ottima occasione per entrare in contatto con l’autentica realtà norvegese: preparatevi a imparare mille canzoni su troll, pecore e Jule Nissen (Babbo Natale)! Vostro figlio, sbucciandosi le ginocchia e correndo sotto la pioggia, imparerà ad essere autosufficiente, a vivere in armonia con la natura che lo circonda e a confrontarsi senza paura con la diversità.

Camilla Bonetti

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