Beirut: matrimoni e badmington, usi creativi dello spazio urbano

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A Beirut gli spazi pubblici a disposizione dei cittadini sono quasi inesistenti. Le vere piazze sono pochissime, mentre i piazzali, le rotonde, e i parcheggi abbondano. In una città grande come Milano ci sono forse due o tre giardini pubblici in tutto. Le strade sono spesso strette e congestionate, le vie laterali sono ingombre di auto parcheggiate, e i marciapiedi sono angusti e risicati. La gente in generale si sposta direttamente da un punto ad un altro, dalla casa all’ufficio, dall’ufficio a un negozio o a un centro commerciale, dal negozio a un ristorante o a un caffè con terrazza, senza sostare, sedersi, soffermarsi in un luogo pubblico all’aperto per più di pochi minuti.

Per questo motivo è una bella sorpresa vedere i libanesi di tanto in tanto riappropriarsi dei loro spazi urbani e assegnargli una funzione non prevista, in maniera improvvisata e creativa. Per esempio nelle viuzze dei rioni popolari, come in tante altre città del Medioriente, si vedono spesso dei uomini di mezz’età, appollaiati in circolo su delle seggiole ai bordi della strada, e immersi in una partita di carte o di backgammon. Nel quartiere moderno e giovanile di Hamra, la sera c’è sempre almeno un gruppetto di ragazzi, ad un angolo di strada o nell’androne di un palazzo, con una chitarra, una buona voce, della musica, e dell’allegria.

Una sera sono uscito a passeggiare a zonzo nella zona di Badaro. Un piccolo quartiere residenziale, abbastanza attivo di giorno ma quasi vuoto di sera, con uno o due locali in tutto, e un’illuminazione soffusa e lunghe ombre da spettacolo teatrale. Di fronte a me c’era uno spazio aperto e illuminato ai bordi della strada: un distributore di benzina. Avvicinandomi ho sentito delle voci: c’era un formicolio di persone, del movimento, una qualche attività. Infine gli sono passato di fianco, e ho capito di cosa si trattava: un gruppo di giovani, libanesi e stranieri, dopo aver fissato una rete in mezzo alla piazzola del distributore, stava giocando una serie di partite di badmington. Estremamente organizzati, si erano portati cibo, bibite, e una panchina per gli spettatori. Immersa nei riflessi spettrali delle insegne al neon, la scena mi appariva surreale. Certo se le autorità non mettono a disposizione abbastanza strutture sportive, loro hanno tutto il diritto di arrangiarsi in qualche modo…

Un altro giorno invece, nel tardo pomeriggio, ero a casa di un amico nel quartiere cristiano e popolare di Furn el-Shubbak. All’improvviso una lunga fila di macchine è arrivata nel quartiere e si è infilata all’imboccatura di una via laterale, fino a bloccarla completamente. Un matrimonio. Da un furgoncino sono scesi una serie di artisti in costume con degli strumenti tradizionali. La bellissima sposa nel suo abito bianco è apparsa con un codazzo di parenti ed amiche. La piccola folla si è raggruppata nel mezzo della via, la musica è partita, e la gente ha iniziato a ballare in tondo, al ritmo delle melodie tradizionali. Pochi minuti di ballo intensi e infervorati, mentre l’atmosfera festiva impregnava l’intero quartiere. Una delle damigelle si è poi lanciata da sola in una danza sensuale, per la delizia degli occasionali spettatori e dei fotografi. Il tutto è durato non più di una decina di minuti, poi d’improvviso la folla si è dissolta, la gente è risalita in macchina, e la lunga carovana di auto è ripartita, lenta e interminabile, accompagnata dagli squilli vivaci dei clacson e dagli ultimi sguardi divertiti degli abitanti del quartiere.

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