Salvare il cimitero partigiano di Mostar

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L’obiettivo è salvare il cimitero partigiano di Mostar, in Bosnia. Come ricorda Bruno Maran è “in condizioni pietose anche a causa delle poltiche del nuovo governo della città, che non riconosce il ruolo della guerra partigiana
del 1941-45 nella storia della Bosnia Erzegovina”. Si può contribuire anche dall’Italia, e in particolar modo da Padova. Giovedì 23 maggio, alle 21, in galleria piazzetta Gasparotto, ci sarà la video-proiezione di Maran su “Il cimitero partigiano di Mostar”, opera dell’architetto Bogdan Bogdanović.

Ecco la testimonianza di Maran.

Nella parte occidentale della città di Mostar, dominata da ampi spazi verdi, si trova questo grandioso Cimitero Monumentale.

Citando testualmente dal sito ufficiale del comune di Mostar: “Nella parte occidentale della città, dominata da ampi spazi verdi, si trova questo grandioso Cimitero Monumentale. Fu costruito nel 1965 (nel periodo di rinnovamento e ricostruzione successivo alla fine della seconda guerra mondiale) dall’architetto Bogdan Bogdanović, in memoria dei partigiani di Mostar caduti durante il conflitto bellico. Il Cimitero accoglie 661 lapidi ed ogni pietra racchiude un proprio significato simbolico, come il Monumento stesso”.

Mi è venuto quasi da ridere leggendo questa descrizione perché il cimitero si trova in realtà in condizioni di completo abbandono e in rovina e non a causa di episodi di bellici…

Gran parte delle lapidi sono divelte e spezzate, gettate alla rinfusa nell’erba alta non tagliata da tempo, fra cumuli di immondizia, cocci di bottiglia, frutto di festini notturni e scritte ustasha e da croci uncinate. Dopo le devastazioni della guerra del 1992-‘95, il Cimitero monumentale è stato bonificato e, in un paio di occasioni, se ne è tentato il recupero, ma ogni volta ha subito pesanti attacchi vandalici. Il cimitero sale sul lato di una collina nella sezione abitata dalla comunità croata nei pressi dello stadio cittadino. Sul posto ho scoperto che le mine non erano un problema e che la reticenza era dovuta ad altro. Di recente i boschi che lo circondano sono stati incendiati e assomiglia più ad una lugubre discarica a cielo aperto che ad altro.

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Bogdan Bogdanović, architetto, urbanista, sindaco di Belgrado dal 1982 al 1986, è una delle figure più eminenti della cultura jugoslava del ‘900.

Nato a Belgrado nel 1922, dopo aver partecipato alla lotta di Liberazione, progetta e dirige la costruzione di venti memoriali sulla Seconda Guerra mondiale. Negli anni ’80 rinuncia al proprio posto nell’Accademia delle Scienze della Serbia e scrive una lettera aperta a Milošević (1987) di carattere antinazionalista e antimilitarista.

La campagna di diffamazione, conseguentemente avviata contro di lui, lo costringe  all’esilio a Vienna,  dove risiede per anni.

Ha scritto tra l’altro “La città e la morte”, “Architettura della memoria”, “La città e il futuro”, “La felicità nelle città”, “Il costruttore maledetto”. Nessuna delle sue opere è stata tradotta in italiano.

Nel 2007 ha ricevuto a Treviso il prestigioso premio Carlo Scarpa, assegnato dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche, dedicato al Complesso Memoriale di Jasenovac, in Croazia. Il 18 giugno 2010 Bogdan Bogdanović muore all’ospedale di Vienna.

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