Da Hebron a Tel Aviv, il lato peggiore e quello migliore degli israeliani

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Oggi è l’ultimo giorno di viaggio con Virginia: cerchiamo di sfruttare al massimo la bella giornata di sole combinando un giro di Hebron nel primo pomeriggio con una visita a Tel Aviv in serata.

In macchina il viaggio tra Hebron e Tel Aviv non è molto lungo: si taglia in diagonale lungo una serie di strade statali, prima tra le colline del sud della Cisgiordania, poi nelle campagne ondulate della pianura costiera di Israele, senza passare da Gerusalemme; e in meno di due ore si è arrivati a destinazione.

Vicine geograficamente, Hebron e Tel Aviv non potrebbero essere più lontane dal punto di vista sociale e culturale: la prima è la città più conservatrice della Cisgiordania, carica di storia, monumenti e tradizioni, e molto attaccata agli usi e costumi palestinesi e ai valori musulmani; la seconda è invece la città più laica, aperta e liberale di Israele: una capitale moderna, dinamica e cosmopolita.

A me piacciono moltissimo entrambe, per ragioni diverse. La città vecchia di Hebron è a mio parere la più intricata e affascinante di tutta la Palestina, o almeno lo era prima dell’installazione della colonia israeliana. Mi perdo con piacere nella baraonda del suo grande suq, di sabato ancora vivace ed animato, con l’impressione per un attimo di trovarmi a Damasco, Aleppo, o in qualsiasi altra città araba della regione. E la gente qui accoglie a braccia aperte gli stranieri, apre le proprie case e li invita a salire sui tetti per osservare dall’alto l’estensione della colonia e le postazioni militari, gli offre una tazza di tè e gli racconta le storie difficili della propria vita, con spontaneità ed simpatia.

Tel Aviv invece è il cuore pulsante di Israele: una città famosa e apprezzata per le sue spiagge, i suoi ottimi ristoranti e la sua vita notturna; ma anche un punto di approccio facile ed immediato per entrare in contatto con gli israeliani. Qui lo stile di vita e la mentalità della gente ricordano molto l’Europa. Qui è molto facile attaccare bottone con il barista al bancone di un locale, fare conoscenza col gestore di un ostello o con l’autista di un taxi, oppure essere ospitati a casa di uno sconosciuto tramite un sito come CouchSurfing. Qui vivono molti israeliani laici e progressisti, ed è più facile trovare punti in comune e avere conversazioni interessanti, anche sul tema delicato del conflitto israelo-palestinese.

Viaggiare da Hebron a Tel Aviv nella stessa giornata è un piccolo shock psicologico e culturale: è davvero il passaggio da un paese ad un altro. Ancora di più per chi come Virginia le visita per la prima volta. E’ anche un’occasione per vedere e mettere a confronto, in sequenza ravvicinata, il lato peggiore e il lato migliore di Israele e degli israeliani.

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