Deneault: «La Governance uccide la politica e trasforma i cittadini in clienti»

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La «governance» come sterilizzazione della politica, la gestione amministrativa come concetto manageriale buono a cancellare la dimensione pubblica trasformando i cittadini in clienti . Alain Deneault, ospite dopo Federico Fubini ed Evgeny Morozov di «Tempi Moderni. L’informazione ai tempi delle Fake News» organizzato dal Comune di Padova con il patrocinio dell’Università, porta dal Canada una critica feroce ma coinvolgente al capitalismo moderno e alla mediocrazia (nel senso di mediocrità) che governa il nostro tempo.

Alain Deneault, docente e filosofo canadese, ha scritto saggi sulle politiche governative, sui paradisi fiscali e sulla crisi del pensiero critico. A Padova ha dialogato con Francesca Coin, sociologa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia parlando del suo ultimo libro: «Governance». «La parola governance nasconde una logica violenta: va contro la politica, va a sostituirla ed annientarla passandole sopra. Nata in ambito imprenditoriale, la teoria della governance vuole stabilire regole che applichino l’efficacia a tutti i livelli: serve a mettere in relazione minuziosa tutte le componenti del lavoro. Non siamo più di fronte alla divisione del lavoro tayloristico ma alla divisione del soggetto. Dal 1980 in poi tutti hanno iniziato a organizzare lo Stato in questo modo». La parola nasconde in realtà, secondo Deneault un intento tutto politico. «Utilizzando questo vocabolo manageriale in ogni luogo si naturalizza l’ideologia neoliberista e si rimuove il vocabolario chiaro e pieno di senso che utilizzavamo una volta. Non si dice più cittadino ma stakeholder, non si dice più popolo ma società civile, non abbiamo più dibattiti politici ma consensi, non ci sono più politica ecologica ma sviluppo sostenibile, non abbiamo più bene pubblico ma parternariato. E dappertutto abbiamo solo dei clienti. All’ospedale, all’università, ovunque voi siete voi siete dei clienti».

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Le ricadute sulla vita del singolo cittadino sono per Deneault evidenti: «Il soggetto destrutturato non sa nemmeno cosa sta facendo al lavoro. Questa è la mediocrazia: ci porta a fare quello solo che serve per avanzare socialmente. Se pensate come l’oligarchia sarete premiati, se vi allontanate diventate pazzi o sognatori». Un meccanismo così potente da non essere quasi più visibili. «L’autocensura – teorizza Deneault – si è spostata nell’inconscio: è a quel livello che viene fatta la negoziazione tra le parole». Un’organizzazione sociale che permette al capitalismo di crescere. Deneault non lo cita mai, se non su esplicita domanda, nell’appassionato dibattito che segue al suo intervento, ma è chiaro nella sua opera il riferimento a Karl Marx. Con una visione che, rispetto a quella di Morozov, appare finalmente più ottimistica. «Siamo vicini a un cambiamento, proprio quando nessuno se l’aspetta più: le persone sentono vicino il momento di riappropiarsi della propria vita e della politica. Noi, intanto, lottiamo per riconquistare le parole».

 

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