Dieci argomenti antireligiosi che da ateo non sopporto

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Se c’è una cosa che davvero odio non è l’uso o l’abuso della religione nei fatti mondani, quanto la sua banalizzazione, sia da parte dei credenti, che da parte dei miscredenti. Chi scrive è un ateo, convinto che per essere anti-religiosi sia necessaria una ateologia abbastanza forte da confrontarsi e reggere gli argomenti teologici. Odio, perciò, chi rifiuta la e le religioni adducendo argomenti privi di fondamento. Questi sono i più ricorrenti, che mi sia capitato di sentire contro il cristianesimo cattolico, da quella volta che ho intessuto un dibattito con Odifreddi a Noventa di Piave (Logica e Comunicazione, Fabula 2011) alle discussioni da bar di tutti i giorni:

1. “La Bibbia non dice la verità perché è contraddittoria”. E’ un argomento che si smonta da solo. “La” Bibbia è un testo complesso e composto, che contiene fonti culturali diverse, per contesto storico e spaziale. Ciò che leggiamo oggi è il frutto di un processo storico di costruzione, selezione e interpretazione di una miriade di fonti. Un minimo di buonsenso filologico basta a rifiutare questo argomento.

2. “La Bibbia non dice cose verosimili”. Le varianti di questo argomento vanno dall’età inverosimile dei patriarchi della Genesi, alla procreazione di Maria. A sfavore di questo argomento, bisogna partire da una considerazione altrettanto banale: la Bibbia, così come il Corano o la Torah, non è un testo storico, ma un testo religioso. In quanto tale va letto in maniera simbolica e non ‘letterale’. Esistono poi elementi che fanno supporre che alcuni dati ‘incongruenti’ siano derivati dalle varie traduzioni e interpretazioni storiche dall’aramaico, al greco, ai giorni d’oggi;

3. “Se Dio esiste perché esiste il male?”( Si Deus est unde malum?). Quello della teodicea è un argomento molto dibattuto in teologia, quindi non banale. Diventa banale quando lo si applica a un caso singolo, così come è banale iniziare a credere in Dio quando si ha un parente che sta male, o si perde un caro. Si potrebbe obiettare che i sistemi di ricompensa differiscano nella espressione delle ‘ricompense’ ai fedeli, dal terreno al trascendentale e nella loro manifestazione. La dottrina calvinista della predestinazione postula ad esempio qualcosa di ben diverso dalla visione cattolica mondana e della vita dopo la morte. Un buon argomento, partendo da un punto di vista sociologico, è piuttosto che si crede proprio in risposta alla propria finità e al senso umano di impotenza rispetto agli eventi. Fra religione ed eventi negativi esiste allora un rapporto quindi più prammatico che non autocontraddittorio;

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4. “La Scienza offre una spiegazione degli eventi più razionale della religione”. E’ questo l’argomento fondante della ateologia di Bertrand Russell. Tuttavia, partendo ancora da un punto di vista sociologico, la fede nella scienza è essa stessa una professione di fede – in parte almeno simile alla fede nella religione. La scienza è una opera umana, con limiti e difetti che svaniscono e cambiano insieme alla sua pratica e che non escludono, necessariamente, il pensiero religioso. E fra spiegazione scientifica e spiegazione religiosa non esiste uno iato, ma una continuità. Salus, ad esempio vuol dire tanto salute (medicina) che salvezza (religione). Su molte sfere di conoscenza non esistono dimostrazioni, ma congetture e, in particolar modo sulle teorie sistemiche (ad es. la teoria delle stringe in fisica o quella funzionalista in sociologia), l’indimostrabilità di alcuni assunti è popperianamente truistica, almeno quanto i pilastri su cui poggiano molte religioni.

5. “Cretino e cristiano hanno la stessa etimologia”. Questa è tratta da Odifreddi ed ha il tipico carattere paradossale degli apofategmi che non tengono conto del loro autore. Se fosse vera sarebbe Cristiano [e(‘) cretino] anche Odifreddi.

6. “Se la Chiesa vendesse una colonna di San Pietro sfamerebbe tutti i bambini dell’Africa”. Una anche non troppo attenta lettura della storia dice che lo sfarzo dei monumenti religiosi (vedi ad es. la storia della moschea blu e di Santa Sofia ad Istanbul) non si deve tanto all’avidità del clero e dei suoi rappresentanti, quanto alla megalomania dei potenti delle varie epoche. Le differenze fra l’essenzialità di una chiesa di età medievale-bizantina e lo sfarzo, che sconfina nel trash, del Barocco bastano a sollevare la Chiesa da questo tipo di accusa, per quanto i mescolamenti temporali di alcune epoche restano come dato storico ineludibile. Ai giorni d’oggi, il “tesoro” storico-artistico ecclesiastico non è certo né smontabile, né vendibile con tanta facilità ai privati, proprio perché bene pubblico, sia religioso che artistico. Anche per un ateo, la bellezza di San Antonio a Padova, ad es., ha un valore ineludibili: definisce la bellezza e la significatività di una città come Padova e per altro ne favorisce anche i flussi economici, legati al turismo. E poi, voi ve la immaginereste San Pietro senza una colonna?

7. “Sì, ma la Chiesa ha l’8 x mille e ne spende solo una parte per benificienza”. Nessun dubbio che i rapporti fra Chiesa Cattolica e potere politico rappresentino in entrambe le direzioni un aspetto problematico. Ma questo dipende molto dall’impostazione teologica vigente (si veda lo iato fra la dottrinalità di Papa Ratzinger e la teologia del popolo di Francesco) e dagli interessi rappresentati dalla classe politica (vedi l’influenza delle lobby cielline su Pdl e parte del Pd). In ogni caso, la necessità di una riforma della Chiesa e del suo rapporto con la politica rappresenta un argomento valido sia per chi crede che per chi non crede;

8. La religione è oscurantista, omofoba, intollerante, maschilista. La varietà interna al Cristianesimo e all’Islam su questi temi è sufficiente a smontare l’argomento e a pensare che molte interpretazioni abbiano piuttosto origine storico-culturale nelle tradizioni nazionali. Basti vedere come è cambiata velocemente – in peggio – Sarajevo, o a come cambiano i rapporti di genere fra un quartiere e l’altro di Instanbul. O basti pensare alle differenze all’interno del cristianesimo rispetto al clero femminile e al rispetto e riconoscimento dell’omosessualità, fra valdesi e ortodossi, o ancora una volta fra Papa Francesco e Papa Ratzinger. Certo, alcune componenti della Chiesa rallentano il suo mutamento interno e restano ancorate alle tradizioni, ma questo non depone immediatamente contro l’esistenza di un Dio che rispetti le varietà all’interno della umanità stessa che ha creato;

9. Senza religione non ci sarebbero state guerre. La storia recente dell’ex-Jugoslavia narra di famiglie di origini diverse che hanno convissuto pacificamente per anni, fino a quando un giorno, qualcuno non le ha stimolate a guardarsi in maniera sospettosa e persino a ‘odiarsi’ sulla base di una natura culturale, fatta diventare carne. E la carne spinge le bestie a divenire aggressive. Le religioni rappresentano, è vero, universi simbolici che hanno il potere di coalizzare, e spingere irriflessivamente le persone a intraprendere pericolosissime ‘crociate’. Ma nessuna religione postula, sul serio, la accettazione o persino la necessità del conflitto. E’ l’uso umano delle religioni a creare le guerre.

10. Le società meno religiose sono le più avanzate. In altre variabili, rappresenta il dibattito moderno sul clash of civilizations, così come appare in uno dei passaggi del discorso fatto a Ratisbona da Ratzinger contro l’Islam e in altre banalizzazioni consimili di taglio politico. Storicamente, la negazione di questo argomento sta nel fatto che prima la Grecia, poi Roma, poi la Spagna, quindi gli Stati Uniti, e oggigiorno la Cina sono state potenze imperialistiche che hanno dominato il mondo, proprio a partire, con le dovute differenze, da un determinato tipo di ‘religione’, foss’essa politeista, monoteista, civile, o marxista. E’ un argomento, generalmente, usato contro l’Islam, basato su una ampia ignoranza dell’innegabile contributo alla cultura mondiale di questa tradizione religioso-culturale.

Se c’è una cosa in cui credo è, weberianamente, nella possibilità che sia l’ateo che il religioso dicano il vero. Pragmaticamente, riconosco che il vero è soggettivo e intersoggettivo, quindi non ontologico. Se credo o non credo è sulla base di una fede personale su di un universo che spiega il mio mondo e dà senso al mio agire. Altri credono in spiegazioni alternative. A partire da una semplice versione della teorica cibernetica di Russell e Whitehead, penso che io, come elemento dell’umanità non posso giudicare un altro elemento dello stesso insieme. Ho ragione io e hanno ragione loro. O forse, non ha ragione nessuno. L’importante è continuare ad avere dubbi.

Vincenzo Romania,
tratto dal blog http://vincenzoromania.com/

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