Droni, libertà di uccidere illimitata

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Anche negli Stati Uniti finalmente iniziano a comparire crepe sull’aurea di asettica e scientifica distanza che ha sempre circondato l’utilizzo dei droni per le operazioni militari. Velivoli senza pilota, comandati a distanza, da anni i droni sorvolano Medio Oriente e Africa a caccia di terroristi. “Omicidi mirati senza rischi per i piloti”, dicono i difensori del metodo. Esecuzioni senza processo nella realtà delle cose. Anche al di fuori di contesti strettamente di guerra.

A dar notizia dei primi dubbi dei giuristi statunitensi stamane è NBC news che ha scoperto come i droni abbiano libertà di uccidere all’estero (leggi Pakistan e Afghanistan) anche cittadini statunitensi sospettati di appartenere ad Al Qaeda.  Nello specifico lo scandalo riguarda i casi di Anwar al-Awlaki e Samir Khan, uccisi da un raid americano nel settembre 2011 nello Yemen. Entrambi gli uomini erano cittadini statunitensi e non erano stati accusati formalmente di nessun crimine. C’è voluta l’esecuzione di due cittadini americani per aprire il dibattito, speriamo che si allarghi presto e porti a un ripensamento di tutta la filosofia sottostante all’utilizzo dei droni.

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