I fatti di Colonia, i diritti delle donne e le trappole del razzismo

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«Non c’è il monopolio islamico della violenza e dell’inferiorizzazione femminile. E non c’è nemmeno il monopolio occidentale e democratico della libertà femminile». Parte da questi assunti forti il ragionamento tutto al femminile sui “fatti di Colonia”, le molestie “in serie” a molte donne che si sono consumate nella città tedesca la notte di capodanno del 2016, pubblicato sul sito di Internazionale da un gruppo di intellettuali sotto il titolo “Speculum. L’altro uomo. Otto punti sugli spettri di Colonia”,

Il testo sta suscitando un’ampia discussione, che ora fa tappa a Padova, per un incontro promosso dalla libreria Lìbrati (via S. Gregorio Barbarigo 91) per sabato 22 ottobre 2016. Sarà un dialogo con Maria Luisa Boccia, scrittrice e politica femminista, e Ida Dominijanni, filosofa e giornalista. L’incontro rientra nell’ambito del progetto “L’infinito viaggiare. Storie, letture e racconti della società del migrare”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando Culturalmente 2015.

«Ci dissociamo perciò nettamente dal coro noir che ha accompagnato sui mezzi d’informazione italiani ed europei i fatti di Colonia – proseguono le autrici –. La voce delle donne, quando la si ascolta e non la si mette a tacere, racconta una realtà ben più articolata di quella di una regressione generalizzata al patriarcato tribale degli uomini ambrati e barbuti che dal Medio Oriente allunga la sua ombra minacciosa sulle donne europee».

Secondo Dominijanni e Boccia «la diagnosi andrebbe piuttosto ribaltata. C’è una generalizzata crisi del patriarcato che ovunque, a ovest e a est, a nord e a sud del mondo perde il credito femminile. Con buona pace delle fantasie alla Houellebecq, la sottomissione femminile non è più garantita né sotto le insegne dell’islam né sotto quelle cristiane o di altre religioni. E la libertà femminile non passa solo per le magnifiche sorti e progressive della democrazia laica. Nel mondo globale la legge del padre, che nella modernità ha assicurato il suo supporto simbolico agli ordinamenti politici e statuali, non fa più ordine. In questo disordine si aprono molti varchi per atti di violenza maschile nostalgici e reazionari, ma se ne aprono altrettanti per costruire pratiche di libertà femminile e reti di relazione tra donne, che tradiscono l’appartenenza a questa o quella civiltà e ai rispettivi feticci e inventano forme inedite di politica basate sullo scambio, il conflitto e la mediazione tra esperienze, storie, radici, orizzonti di senso differenti».

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