Spazio, tempo e cultura: cinque fotografe etiopi raccontano il tema della distanza

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Hanno dai 23 ai 28 anni e sono tutte nate nella seconda nazione più popolosa dell’Africa, l’Etiopia. Le accomuna la passione per la fotografia, la voglia di raggiungere l’eternità attraverso il momento, come scriveva Henri Cartier-Bresson. Saranno loro a raccontare, attraverso 30 scatti, la terra in cui sono nate, declinando ciascuna a modo suo il tema della distanza. Le cinque fotografe infatti sono state selezionate per partecipare a Distance, progetto realizzato da Tales-on, concretizzazione dell’idea di promuovere la ricerca culturale su territori del sud del mondo, privilegiando l’aspetto artistico e antropologico. Tales-on è nato per la volontà di Marco Milan – veneziano, classe 1972 – di favorire il dialogo interculturale, la pubblicazione di libri e la creazione di mostre e installazioni permanenti in tutto il mondo. Nel 2015 è stata allestita a Barranquilla, in Colombia, About the Error / Sobre el Error, installazione di arte pubblica accompagnata da diverse performance. «Questo percorso vuole sollecitare artisti, scrittori e pensatori attorno a vocaboli che rappresentano elementi cardine del pensiero contemporaneo» spiega Milan. Se l’anno scorso il tema guida era l’errore, nel 2016 il focus si sposta sulla distanza, per raccontare oltre i pregiudizi e gli stereotipi la realtà dell’Etiopia com’è veramente.

Lo spazio della distanza acquisisce sfumature e significati diversi a seconda della personalità di ciascuna artista: il tempo è distanza tra generazioni, la depressione è distanza tra mondo interiore ed esteriore, lo spazio fisico è distanza urbana tra periferia e centro. Haymanot Honelegn Assefa (1993), Hilina Mekonen Tesfaw (1988), Maheder Haileselassie Tadese (1990), Netsanet Fekadu (1988) e Luna Solomon (1993): i loro scatti, insieme alle videointerviste, saranno esposti in due mostre gemelle, ad Addis Abeba (dal 15 al 20 dicembre 2016) e a Venezia, alla Scoletta Battioro in campo San Stae (dal 15 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017). Verrà poi realizzato un libro d’artista in 500 copie che verrà donato alle principali istituzioni culturali e agli opinion leader di tutto il mondo, e sarà intensificata un’azione di supporto concreto allo sviluppo dell’attività di ricerca e produzione artistica ad Addis Abeba.

«Da un punto di vista formale la distanza è misura, è il risultato di un processo che per essere determinato necessita di convenzioni, di strumenti e calcoli. Ma non tutte le distanze sono misurabili o necessariamente quantificabili – spiega Marco Milan –. Ecco allora che il prendere distanza può diventare atto culturale, un modo per sottolineare un bagaglio personale e sociale nato da un territorio e da esperienze specifici, una commistione tra fisicità, pensiero e percezione in cui, partendo da elementi distinti e in relazione più o meno marcata tra loro, irrompono i concetti di diversità e differenza».

La mostra etiope di Distance sarà allestita come evento collaterale di Addis Foto Fest, il primo festival internazionale di fotografia in Etiopia (la cui quarta edizione si terrà ad Addis Abeba dal 15 al 20 dicembre 2016) e grazie al contributo della sua fondatrice e direttrice, la fotografia etiope di fama internazionale Aida Muluneh. Nata in Etiopia nel 1974, ha lasciato da piccola la sua terra peregrinando tra Yemen, Cipro e Canada. Nel 2000 si è laureata in Comunicazione alla Howard University di Washington DC con una tesi in Cinema. Successivamente ha lavorato come fotoreporter al Washington Post e ha creato Fana Wogi, open call annuale per supportare artisti contemporanei in Etiopia. Dal 2006 vive e lavora ad Addis Abeba. «Alle giovani fotografe cerco di insegnare il valore del ruolo che possono avere, perché sono loro le testimoni di questi anni e saranno i loro lavori a creare l’archivio di questi cambiamenti – spiega –. La fotografia è un sistema, è produzione di cultura, non solo ritrattistica e matrimoni: è questa la percezione che vorrei cambiare».

Dal 2015 partner di Tales-on è Bristot, brand bellunese del caffè che affonda le proprie radici nel territorio veneto, ma fa anche parte di un gruppo internazionale che distribuisce i propri prodotti in tutto il mondo. Gerhard Laner, amministratore delegato di Bristot, difende con convinzione la volontà di portare avanti il progetto: «Proprio perché il mondo è sempre più competitivo e i messaggi sempre più sofisticati abbiamo voluto investire in un progetto diverso. Tales-on lavora con paesi nei quali anche Bristot ha un forte legame e da questa sinergia nascono strumenti utili all’azienda e al mercato come pure attività culturali utili alle popolazioni locali».

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