I sindacalisti del settore petrolifero nel mirino. In Iraq

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In Iraq si assiste a una nuova ondata di arresti, minacce e ritorsioni ai danni dei rappresentanti dei lavoratori, che denunciano interferenze, punizioni, trasferimenti forzati, sanzioni e restrizioni di viaggio, in particolare contro i sindacalisti del settore petrolifero.

Un ponte per… raccoglie e rilancia la campagna di Labour Start a tutela del lavoro dei sindacati promossa dall’Iniziativa di Solidarietà con la Società Civile Irachena (ICSSI) di cui fa parte, e invita i suoi partner ad organizzare una sessione dedicata nell’ambito della prossima Conferenza ICSSI che si terrà a Bassora (Iraq) nel mese di ottobre 2012.

Nove anni fa, dopo quasi mezzo secolo di repressioni, era stato promesso ai lavoratori iracheni che avrebbero potuto godere del diritto di associazione e organizzazione in sindacati finalmente riconosciuti.

Oggi i sindacalisti sono considerati tra i soggetti più vulnerabili della società: secondo una legge dell’epoca di Saddam Hussein i rappresentanti dei lavoratori possono essere arrestati, licenziati, multati e sottoposti a molte altre sanzioni. Manca ancora una normativa che tuteli il loro diritto al lavoro in linea con gli standard internazionali.

Inoltre, il governo iracheno ha pesantemente interferito nelle ultime elezioni sindacali attraverso l’imposizione di un “Comitato ministeriale di preparazione” (MPC), che ha promosso un sistema di quote su base confessionale ed etnica, su cui ormai si è strutturata tutta la politica irachena.

In seguito a forti pressioni internazionali, i risultati sono stati invalidati. Tuttavia, il Ministero del Lavoro avrebbe chiesto allo stesso Comitato di supervisionare la nuova tornata elettorale in programma per questo mese.

Tra coloro che sono nel mirino delle autorità segnaliamo Hassan Juma’a Awwad, presidente della Federazione Irachena dei Sindacati del Petrolio (IFOU), Abood Adel, membro del consiglio dell’IFOU, Abdul Kareem Abdul Sada, vice presidente della Federazione Generale del Sindacati e dei Consigli dei Lavoratori dell’Iraq (GFTUWCI-Bassora): sono tutti accusati di “incitamento alla rivolta”, per aver partecipato a manifestazioni pacifiche per la rivendicazione dei propri diritti.

Recentemente, Ibrahim Radi, vicepresidente della Federazione Irachena dei Sindacati del Settore Petrolifero (IFOU) ha ricevuto una multa di 34 milioni di dinari iracheni (30 mila dollari), e in caso di mancato pagamento potrebbe subire l’incarcerazione e la rimozione dal proprio incarico lavorativo.

I membri dell’ICSSI chiedono quindi al Presidente della Repubblica e al rappresentante del Parlamento iracheno di intervenire immediatamente nei confronti del Ministero del Petrolio, di favorire l’approvazione di una nuova legge sul lavoro basata su standard internazionali ed elaborata con il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori, e l’annullamento di tutte le leggi approvate dal precedente regime per limitare la libertà di associazione sindacale e del lavoro in Iraq, a partire dalla legge n. 52 del 1987.

La bozza del Codice del lavoro pubblicata nel 2007 riconosce i sindacati, ma proibisce alle imprese del settore petrolifero di collaborare con i rappresentanti dei lavoratori e non protegge adeguatamente dalle discriminazioni anti-sindacali, stabilendo criteri troppo complicati per il riconoscimento delle organizzazioni dei lavoratori.

In attesa dell’adozione di un nuovo codice, la legge attualmente in vigore proibisce ai lavoratori del settore pubblico di organizzarsi e di scioperare, in un paese dove i due terzi della popolazione sono impiegati nella pubblica amministrazione, e il 90% degli introiti del settore pubblico proviene direttamente dal petrolio.

Il decreto 8750, introdotto nel 2005, limita fortemente l’attività sindacale, vietando ai rappresentanti dei lavoratori di raccogliere fondi e possedere capitali.

Nel solo 2012, la Confederazione internazionale dei sindacati ha contato in Iraq già 22 casi dimostrati di violazione dei diritti sindacali, di cui 16 dimissioni forzate, 5 arresti e un omicidio.

Per sottoscrivere la petizione di Labour Start, sostenuta da ICSSI: http://www.labourstartcampaigns.net/show_campaign.cgi?c=1390

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