Incontro con Predrag Matvejević

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Una lectio magistralis di Predrag Matvejević: Primo sapore il pane. Il Pane nostrum, come recita il titolo del suo ultimo libro, è un faro in grado di illuminare la storia di popoli e culture, tradizioni e sensibilità millenarie; oggetto e concetto inteso innanzitutto come metafora del vivere, ponte tra le civiltà, nutrimento dell’anima; l’occasione per ricordarci che le distanze culturali sono solo confini immaginari, destinati a svanire proprio partendo dalla vita quotidiana, dalla condivisione del cibo ordinario e sublimato, come appunto il pane.

L’appuntamento è per venerdì 30 settembre alle 18 al Toniolo di Mestre (ingresso libero). Si tratta del ritorno a Venezia di un autore la cui storia personale e impegno intellettuale rappresentano da decenni un esempio di ricerca “militante” sulle radici comuni della cultura europea e mediterranea.

«Culture lontane hanno nel grano delle radici in comune. È la storia delle prime farine dei nomadi, delle sacche dei viandanti e del pane dei frati: che è lo stesso dei mendicanti e dei carcerati», diceva lo scorso anno al Festival del Mediterraneo Matvejević; figlio egli stesso di un intreccio culturale assai vitale, capace di formare negli individui una lungimiranza oltre i limiti imposti da recinti culturali o contingenze storiche. Intellettuale “militante”, conscio del valore del pensiero e della responsabilità personale del pensare e del dire, si è opposto a quelle che lui stesso chiama “democrature”, ovvero le moderne “dittature democratiche”. Dopo una lunga permanenza in Italia ha lasciato di recente il nostro Paese, per tornare a stabilirsi a Zagabria.

LA SCHEDA

Nato a Mostar (Bosnia-Erzegovina) da madre croata e padre russo, Predrag Matvejević è stato docente di Letteratura Francese all’Università di Zagabria e di Letterature comparate alla Sorbona di Parigi. Emigrato all’inizio della guerra nella ex-Jugoslavia, ha scelto una posizione “tra asilo ed esilio”. Prima in Francia e poi Italia dove ha ricoperto l’incarico di professore ordinario di Slavistica all’Università la Sapienza di Roma (1994-2008).Tra i suoi libri, tradotti in varie lingue, i più noti in Italia sono:

Epistolario dell’altra Europa (Garzanti 1992), in difesa dei diritti dell’uomo e, in particolare, degli intellettuali dissidenti di numerosi paesi dell’Est perseguitati dal potere. Per queste “lettere aperte”, scritte in nome di “un socialismo dal volto umano”, fu attaccato dalle istituzioni ufficiali e proclamato lui stesso dissidente.

Breviario Mediterraneo (Garzanti 2004), tradotto in più di venti lingue, ricostruisce in modo narrativo la storia “geo-poetica” del Mediterraneo e dei paesi che vi si affacciano: considerato dalla critica come un “saggio poetico”, un “poema in prosa”, un “diario di bordo” o un “romanzo sui luoghi”, “un libro geniale, fulminante, inatteso” secondo Claudio Magris, una “gaia scienza”  secondo lo stesso autore.

Pane nostro (Garzanti, 2010), Prefazione di Enzo Bianchi, postfazione di Erri de Luca.

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