La firma rossa

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Continua il racconto di Giulia Comirato. Il Sud Sudan le è rimasto nella pelle, stupendola (e continuerà a farlo ancora molte volte).

L’avventura consisteva nell’arrivare alla firma di un accordo di collaborazione con il Ministero della Sanità. Dopo 6 ore di sterrato e un’attesa non meglio precisata sotto un albero, accomodati su delle seggioline di plastica verde, ero quasi sicura si trattasse di un’avventura.

Il Ministro ci aveva accolto a metà pomeriggio e l’incontro si era svolto secondo il perfetto protocollo africano, seduti su dubbi divani di velluto rosso, stretti lungo le pareti di una stanza che si distingueva solo per un cartello di legno appeso sopra la porta: “ufficio del ministro”. Durante la riunione era apparsa una segretaria distribuendo ossequiosamente delle caramelle mou. Il Direttore Generale però sviava e alla fine ci aveva salutati con un nulla di fatto, dandoci appuntamento il mattino seguente, per una riunione alla quale non si era mai presentato. Così, senza capire come, mi ero trovata sulla macchina del Ministro, con il mio fascicolo di accordi da firmare, alla ricerca del Direttore Generale per le strade di quella cittadina bruciata dal sole, lungo le vie sterrate, attraverso i cortili delle case, scansando i polli e raccogliendo i sorrisi perplessi dei bambini e delle donne che raccoglievano l’acqua al pozzo.

Sud Sudan, l’inchiostro e la bandiera

Il Direttore Generale era nella sua clinica, una casetta bianca che spuntava tra le capanne. Mi ha accolta nell’ambulatorio vestito con il camice bianco, lo sguardo serio e impenetrabile: “c’è un problema, non posso firmare. Io firmo solo con la penna rossa e tutte le mie penne rosse sono scariche”. Ero smarrita, impaurita, infuriata: la scusa più assurda che avessi potuto immaginare. Con un cenno ci ha ordinato di riaccompagnarlo a casa ed è sparito portandosi via i documenti. Quando tutto sembrava perduto ce li aveva invece riconsegnati, la sua firma in rosso, in fondo alla pagina.

… qualche mese dopo, sempre Sud Sudan, diverso Direttore Generale, successivo accordo da firmare. Un momento di festa, è stata appena inaugurato il più bel reparto maternità che potessi immaginare. Il Direttore Generale sorride visitando la struttura, si complimenta per il lavoro fatto. Poi arriva il momento della firma dell’accordo, si gira e chiede: “avete una penna rossa?”. Cala un silenzio incredulo. “Che c’è? Io sono il Direttore Generale, firmo sempre con la penna rossa. Il Ministro firma con la penna verde e il Governatore con la penna nera: la bandiera del Sud Sudan”.

Giulia Comirato

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