L'attore nel menu e il teatro servito à la carte

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Immaginate di entrare in un locale, sedervi al tavolo e ordinare… uno spettacolo teatrale. É esattamente questo il concept di Theater Am Tisch, interessante iniziativa avviata a Berlino da un gruppo di attori internazionali tra cui Serena Schimd, che in precedenza aveva già gestito un progetto simile in Italia, a Milano, attraverso l’associazione Comunicamente.

Serena, ci spieghi il concept di Theater am Tisch?
Theater am Tisch offre una nuova concezione dell’evento teatrale: teatro al consumo. Il pubblico ordina da un menu teatrale monologhi e dialoghi per 1 o 2 € che uno o più attori recitano direttamente al tavolo, creando un rapporto intimo e diretto con lo spettatore. Proponiamo una serata culturale diversa, unica, e promettiamo di rendere speciale anche la più classica ‘birra tra amici’.

Come nasce l’idea?
Theater Am Tisch nasce da un progetto italiano che ho seguito per un anno e mezzo a Milano con l’associazione culturale di cui faccio parte, ComunicaMente. In Italia questo progetto si chiamava “Teatro alla Carta”, trasformato in Theater am Tisch qui, in Germania. Quando mi sono trasferita a Berlino otto mesi fa, ho subito pensato che fosse la città giusta per questo progetto.

Rispetto al teatro “classico”, come cambia l’esperienza per lo spettatore?
L’assenza della tradizionale separazione tra chi recita e chi ascolta articola nuovi spazi di fruizione, piccolo palcoscenici temporanei in cui si esibiscono nomadi personaggi letterari e del cinema. Questo progetto è nato dalla voglia di abbattere quel muro che divide l’artista dallo spettatore e di riportare il luogo e il tempo del teatro ad una dimensione facilmente raggiungibile.

Quasi una rivoluzione.
Io arrivo dalla realtà milanese, dove il teatro è una cosa elitaria. Io e i miei amici abbiamo voluto stravolgere questo problema, portando gli attori fuori dal teatro ed offrendo uno spettacolo completamente diverso a prezzi economici. Il ruolo del pubblico è decisamente importante in una serata di questo tipo.

Leggi tutta l’intervista su IlMitte

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