Le 10 cose che mi ha insegnato l'Australia

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Purtroppo la vita ci insegna che spesso le cose belle hanno una fine. Dopo questa massima da Novella Duemila mi accingo a raccontarvi in uno spazio bianco troppo piccolo per contenere quello che sto pensando come il mio soggiorno, anno sabbatico, gapyear, momento di pausa e riflessione, esperienza Down Under è arrivato a una fine. In realtà è finito ormai più di due mesi fa, ma ammetto mi ci sono voluti tutti per capire davvero cosa ho lasciato e cosa invece mi sono portata via di un paese (che non smetterò mai di ripeterlo) è straordinario in tutto. Ho trascorso dodici mesi a Sydney che sono sembrati 5 minuti. Ma 5 minuti così intensamente vissuti che mi ci vorrebbero altri dodici mesi per raccontarveli. Alti e bassi ci mancherebbe, la vita e il mondo non sonno perfetti da nessuna parte e non sono qui per dare false speranze sul paese della cuccagna. Il segreto credo stia nel fatto che la città di Sydney e la cultura Australiana più in generale, almeno nel modo in cui hanno toccato me, ti insegnano ad accettare i “bassi” e metterli da parte e soprattutto a placcare gli “alti” e inciderteli nella mente. Lasciare un posto del genere è altrettanto difficile, se non di più, che abituarcisi all’inizio. Sydney ha distrutto la mia cognizione di vita in generale e me l’ha ricostruita davanti agli occhi mentre io impotente guardavo e accettavo. E alla fine sono dovuta partire.

australiaMentirei se dicessi che il ritorno non ha procurato un certo malessere. La sensazione di essere arrivata così vicina a qualcosa di grande e averlo perso per sempre. L’Australia è così lontana da noi che normalmente la gente ne parla come qualcosa di irraggiungibile, impossibile, qualcosa che se si ha fortuna, ma molta fortuna, si riuscirà a vedere, sperimentare soltanto una volta nella vita. Ecco è qui che risiede il malessere: sapere che in realtà è raggiungibile e possibile per poi scontrarsi con chi ancora la vede come un sogno e vuol fartela credere tale anche a te. Ma tu sai che esiste, che è reale. Ti ricordi i profumi, i nomi delle strade, i suoni e i prezzi delle verdure in offerta al mercato. E ti chiedi “ma se il sogno esiste ed è reale, perché devo tornare a guardarlo da fuori la vetrina?”. Non ho una risposta a questa domanda, almeno non ancora. So che la troverò e non sarà di certo la soluzione di “farmene una ragione” e “tornare alla vita di prima”. In caso torno al posto di prima, con le cose e la gente di prima, ma la vita no. La mia vita è cambiata o almeno il modo in cui la vedo è cambiato e questo non è relazionato a un solo luogo, ma si sposta con me perché la mia vita sono io.

sydney

Quindi dopo due mesi questa è la conclusione a cui sono giunta: non ho perso niente lasciando l’Australia, se non forse un po’ di cattive abitudini. Soprattutto però ho portato via un sacco di cose che sono riuscita a riassumere in 10 comandamenti che mi porterò dietro ovunque vada la prossima volta, e anche quella dopo.

Cosa mi ha insegnato l’Australia:

1. a raccogliere un fiore e mettermelo nei capelli;

2. il significato di “lontano”;

3. che camminare scalza a volte fa bene (all’anima);

4. che non importa quante persone hai intorno, ma chi;

5. che la vegemite può essere considerata una setta religiosa;

6. che le stagioni sono un’opinione;

7. a prendere un caffè eterno, da sola;

8. che il dipinto più bello del mondo sarà sempre il cielo;

9. che i ragni e gli insetti purtroppo o per fortuna esistono, e in svariati formati;

10. che rincominciare una vita da zero è un’impresa estenuante, ma è meglio se c’è il sole 300 giorni l’anno;

Ilaria Casini

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