Li davamo in pasto a Gheddafi. Ora ricordiamoci di non distrarci più

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Espulsioni collettive verso la Libia senza nemmeno prendersi la briga di identificarli. Oggi finalmente siamo stati condannati dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Non sono mai stato così contento per una condanna.

Il caso risale al 6 maggio 2009: in acque internazionali, le autorità italiane intercettano una nave con a bordo 200 persone di nazionalità somala ed eritrea. Tutti riaccompagnati a Tripoli dall’amico Muammar Gheddafi (non ancora caduto in disgrazia) in virtù di un accordo siglato sui respingimenti dal governo Berlusconi. Mare Chiuso lo chiama Andrea Segre. Senza essere stati informati, senza aver avuto la possibilità di chiedere asilo politico, queste duecento persone, tra cui donne e bambini, sono state consegnate a un governo che ex-post avremmo considerato dittatoriale e disumano, contro il quale avremo inviato i nostri aerei (un po’ malvolentieri).

Ventidue migranti verranno risarciti con 15mila euro. Paghiamo noi, Stato Italiano, e paghiamo pure volentieri. Ma il risveglio dall’età dell’indifferenza e del cinismo non ci deve far dimenticare che siamo stati (io in primis) troppo distratti, timidi e silenti.

Luca Barbieri

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