Lo sciopero della fame di Breivik, l'uomo del massacro di Utøya

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L’Huffington Post ha pubblicato in questi giorni la notizia dell’accorata protesta di Anders Breivik, il terrorista che nel luglio del 2011 ha ucciso 77 ragazzi e cambiato per sempre il volto di Oslo e della Norvegia. Condannato a 21 anni di carcere, il massimo della pena in un paese che ha abolito la pena di morte nel 1902 e l’ergastolo nel 1981, è detenuto nel carcere di Ila, nella periferia di Oslo (nella foto qui sopra). La prima destinazione di Breivik era stata il carcere di Ringerike, istituto di massima sicurezza, forse meno gradevole di Halden e Bastøy. Peccato che Ringerike abbia una meravigliosa vista sull’isola di Utøya, luogo del massacro perpetrato da Breivik. Dettaglio che ha reso preferibile Ila.

Breivik dispone di una cella extra-large per assicurare una distanza sufficiente tra lui e gli altri detenuti. Essendo un fumatore incallito, la cella è dotata di un pulsante per richiedere un nuovo pacchetto di sigarette e si affaccia su un giardino interno, dove può fumare in santa pace. Seguendo la politica carceraria norvegese, che punta all’uso del tempo di detenzione per il miglioramento morale e il reinserimento sociale dei detenuti, Breivik può meditare, cucinare, leggere e fare sport.

breivikEppure non è felice, anzi lamenta condizioni di detenzione troppo dure e minaccia uno sciopero della fame: forse il televisore con 15 canali non è sufficiente a dimenticare la mancanza di connessione internet? Breivik non ha trovato posto nel carcere di Halden, la più moderna struttura carceraria norvegese, al confine con la Svezia. Questo carcere è considerato “il più bello del mondo”: ognuno dei 252 prigionieri dispone di cella singola dotata di frigo bar, tv a schermo piatto e bagno privato. Le celle sono illuminate da ampie finestre senza sbarre. Ogni 10-15 celle si trova una cucina dotata di tutti gli strumenti per mettersi alla prova ai fornelli e un salotto con divani e tavolini per conversare con gli altri detenuti sorseggiando un buon caffè. L’istinto “distruttivo” dei criminali si converte in creatività e spinta attiva grazie alla sala di incisione musicale, alla biblioteca e alla palestra dotata anche di parete per arrampicare. Il creatore di Halden, l’architetto norvegese Hans Henrik Hoilund, ha dichiarato di volere rendere il carcere “il più simile possibile al mondo esterno”.

Nell’immaginario collettivo gli istituti di detenzione sono circondati da grigi cortili di asfalto e cemento: Halden ha invece concesso ai detenuti il dono della natura. Gli alberi crescono nel parco interno, un bosco come tanti a queste latitudini, dove i detenuti passeggiano e raccolgono mirtilli in estate. Studi psicologici correlano sempre di più il benessere psicologico con il tempo trascorso a contatto con la natura: perché privare i detenuti di questa possibilità? L’unico elemento tipico di una struttura carceraria presente a Halden è il muro di sicurezza che lo circonda: alto sei metri, ma nascosto dagli alberi.

La Norvegia possiede inoltre un’isola-carcere ben lontana dal modello Alcatraz: Bastøy, carcere a bassa sicurezza. La pericolosità di Breivik ha però impedito l’inserimento in questa idillica comunità nel fiordo di Oslo. Qui 115 detenuti condannati a sentenze di medio e lungo termine (dai 5 anni in su, in un paese in cui la pena massima è 21 anni) possono vivere organizzati in una piccola comunità dotata di 80 edifici, strade, spiagge, campi da calcio, coltivazioni e foreste. A Bastøy si trova un negozio, gestito dai detenuti, un ambulatorio medico, una scuola, un faro adattato per ospitare meeting e servizi di trasporto per i visitatori. I detenuti sono impegnati in attività professionali: agricoltura, pesca, cucina e nautica.

La Norvegia, un paese di 5 milioni di abitanti e 3710 detenuti (compresi quelli in attesa di giudizio), dispone di 42 istituti di detenzione; l’Italia, paese di 60 milioni di abitanti, dispone di 215 istituti per 52390 detenuti. Insomma, si sta decisamente più stretti dalle nostre parti, con una sovrappopolazione e una condizione media delle strutture carcerarie ben lontana dalle utopiche prigioni norvegesi.

Eppure, comparando i dati della popolazione carceraria norvegese con quella italiana, le differenze non sono eccessive come ci si aspetterebbe: su 100.000 abitanti troviamo 71 detenuti in Norvegia e 86 in Italia. Come ci insegnano i film, la situazione è decisamente più drammatica in USA: 698 detenuti ogni 100.000 abitanti.

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