Macao sgomberato, il Tacheles di Berlino scrive a Pisapia

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Berlino, 15 maggio 2012

Gentile Sindaco Pisapia e non meno gentili governanti, a chi di dovere,

nell’Essere Umano la “capacità” di sopportazione è inversamente proporzionale al peso dell’offesa subita”.

Inizia così la lettera aperta di solidarietà che il Tacheles di Berlino a firma di Barbara Fragogna ha inviato a Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, dopo lo sgombero di Macao avvenuto stamane

«Mi piacerebbe partecipassero, e li invito, a un bando pubblico e che vinca il migliore», ha detto Pisapia.” (Corriere/Milano, 14 maggio 2012)

Questa affermazione, tra le altre, dimostra la totale mancanza del senso della realtà del sindaco di Milano. Chiunque abbia o abbia avuto a che fare con l’amministrazione della cultura italiana conosce perfettamente le regole per cui la probabilità, le cause, i legami d’amicizia se non di parentela, l’appartenenza a questa o a quella fazione, l’incontro in chat o l’ammiccamento su twitter dettino le leggi dell’assegnazione, solitamente a breve termine per i bene accompagnati, solitamente a molto lungo termine per chi non accompagnato ma con abbastanza costanza da perseguitare la causa, dei pochi (ma in realtà molti) fantomatici spazi “pubblici”.

Non nascondiamoci più dietro a questi inutili e alquanto trasparenti veli d’ipocrisia, non abbiamo più voglia di essere presi per i fondelli. E siamo in tanti.

La richiesta (per giunta molto formale a mio modo di vedere), inoltrata per mezzo dell’AZIONE di Macao, di reclamare spazi per la cultura quando gli spazi attuali destinati alla cultura stessa sono esigui se non del tutto assenti, non doveva essere liquidata in così breve tempo senza alcun diritto di appello, senza nessuna tavola rotonda, senza la minima possibiltà di mediazione. Non siamo di fronte a dei bambini capricciosi che sbattono i piedi per il terzo lecca-lecca di fila. Siamo di fronte a donne e uomini che non sopportano più il peso dell’ignoranza, della pochezza mentale, dell’autoreferenzialità dei propri governanti (voi direte eletti a furor di popolo, noi risponderemmo con un: “Si, grazie per l’alternativa.”).

Mi chiedo seriamente come pensate di arginare questo ormai costante riflusso cerebrale con la repressione. Siamo sempre più coscienti del triste fatto che “la storia non insegna” a voi nulla, noi invece impariamo. Siamo spugne, abbiamo appreso abbastanza e siamo più che pronti ad agire o, come vedete, agiamo già e …continueremo.

Sembra sempre più chiaro che viviate in un mondo virtuale, lontano dalla realtà, scostante rispetto ai problemi della massa e dei singoli. Nelle alte sfere, da cui ammiccate sorseggiando i vostri aperitivi coi tacchi alti, non vi rendete più conto che le vostre fondamenta si poggiano precariamente sulle schiene di milioni di uomini e donne desiderosi ora più che mai di scalzarvi?

Moltissimi tra i vostri malamati cittadini, che trattate senza la benché minima considerazione, hanno i nervi a fior di pelle, anzi, forse si stanno già scaldando le mani.
Credete voi, facoltosi e non meno boriosi vassalli del potere, che non esista un limite alla tensione? Che i nostri bistrattati cervelli risciacquati ormai da anni nelle vostre candeggine mediatiche, non reagiscano più con nessuna risposta allo stimolo del pungolo, che non si contorcano in conati annusando i miasmi provocati dalle vostre fogne ventilate palesemente a cielo aperto?

L’inabilità alla lungimiranza potrebbe compromettere seriamente le vostre poltrone e i vostri inopportunamente piazzati colletti bianchi. Che queste suonino come delle minacce non è un dubbio. Sono delle minacce. Sono dei chiari avvertimenti. Sono dei moniti.
E’ chiaro che la rivoluzione intellettuale sia già cominciata, volete veramente rischiare di subire un altro tipo di rivoluzione prima di smettere di ostentare come fosse un bene menefreghista questa vostra tirannia mascherata di democrazia?

Non siamo degli idioti. Siamo molto ben educati.
Conosciamo la storia, reclamiamo i nostri diritti, non concepiamo l’assurdo.

Vogliamo vivere in pace, vogliamo essere liberi di proclamare la nostra indipendenza creativa, intellettuale e civile!

Non ci sediamo più nei salotti per declamare i nostri assunti a poche orecchie condiscendenti, scendiamo in piazza, occupiamo palazzi, urliamo il nostro nome, parliamo chiaro e si, sappiamo essere divulgativi, conosciamo la psicologia,
SIAMO MOLTO BEN EDUCATI.

Cordialmente,

Barbara Fragogna
Curatrice, Kunsthaus Tacheles Berlino

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