Magadi, il lago rosa. Con sorpresa

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La giornata di oggi prevede una gita giornaliera al lago Magadi, il lago più a sud della Rift Valley kenyana, a pochi Kilometri dal confine con la Tanzania. Il Lago Magadi è un posto unico, vi farà sentire  vulnerabili e fuori dal mondo. Magadi e’ un lago alcalino con una superficie di 104 km². Si trova in una delle zone più calde e aride del Kenya (le temperature raggiungono i 40-50 gradi) ed è circondato da colline vulcaniche che riversano grandi quantità di carbonato di sodio nelle sue acque. La mancanza di emissari e l’evaporazione dell’acqua fanno aumentare la concentrazione di sali a tal punto che la sua superficie è completamente ricoperta da uno strato rosa di soda cristallizata.

I fenicotteri rosa sono una delle poche specie animali in grado di vivere nel lago; essi si nutrono delle alghe che vivono nelle sue acque. A Magadi sono state girate alcune scene del film The Constant Gardener di Fernando Meirelles dal titolo basato su un libro di John La Carré.
Sulla carta (google map intendo) arrivare a Magadi è semplice, veloce: la distanza è di soli 120 Km. In realtà il viaggio verso Magadi è un agonia soprattutto per il guidatore. Si superano le colline di Ngong, si passa Kiserian e da lì si entra nella Magadi Road, un costante saliscendi all’interno di una strada stretta e tortuosa. La strada è sempre e comunque deserta, da quando entrate sulla Magadi Road e fino alla città di Magadi non incontrerete più di 3-4 macchine. I paesaggi che s’incontrano sono fantastici, un alternarsi continuo di coreografie naturali.
Incontrerete campi agricoli verdissimi e rigogliosi; zone aride con terreni di color ocra che ricordano il Far West di “Lo chiamavano Trinità” ; zone  iper ventose dove piccoli vortici di aria attraversano il paesaggio…e a volte anche la strada facendo ballare il matatu; zone completamente bianche e alcaline. In tutto questo più si procede e più la strada diventa un campo minato con buche e voragini che lentamente s’impadroniscono del manto stradale. Il guidatore cercherà di evitare le buche, evitare di far star male i passeggeri ma allo stesso tempo cercherà di procedere il piu’ velocemente possibile scongiurando possibili problemi meccanici. Siamo a pochi chilometri dalla capitale del Kenya ma siamo nel nulla.
Arrivati all’entrata di Magadi c’è una sbarra e un posto di blocco. Una poliziotta kenyana visibilmente contrariata deve alzare il suo culone tipicamente africano da una comoda seggiola all’ombra per avventurarsi sotto il caldo sole di Magadi e raggiungere il nostro matatu. Sembra di vedere una slow-motion, con una calma olimpica la poliziotta si avvicina al matatu.
Lo sguardo serio pian piano lascia spazio allo stupore e poi a una gran risata quando vede dei wazungu (termine utilizzato per identificare i bianchi in Kenya) schiacciati in un matatu. Ci chiede cosa ci ha spinto ad arrivare fino a Magadi. Si ride e si scherza. Ci fa firmare su un quaderno il nostro passaggio. Passata la sbarra davanti a noi un paesaggio bicolore, bianco e rosa, che ci accompagnerà durante tutta la nostra permanenza in riva al lago. Per strada incontriamo Toikan, un maasai trasformista che ci chiede un passaggio in macchina e dopo 30 secondi circa diventa la nostra guida ufficiale a Magadi. Entriamo nel ‘centro’ di Magadi che altro non è che un’ordinata accozzaglia di anonimi e omologanti casermoni che ospitano i lavoratori dell’azienda Magadi Soda che estrae bicarbonato di sodio destinato principalmente all’esportazione. Continuiamo e incontriamo le abitazioni della classe dirigenziale dell’azienda, casette singole abbastanza grandi che crescono a destra e a sinistra della strada. Per ultimo c’è pure uno sport club e il campo da golf più arido del mondo.
Dopo aver fatto il pieno di bevande fresche ci addentiamo sulla riva orientale del lago. Toikan è il nostro GPS e ci dà indicazioni sulla strada da seguire orientandosi non so come in un paesaggio che dà veramente pochi punti di riferimento. Sfruttando il periodo di secca passiamo per una striscia di terra che taglia a metà il lago e ci permette di arrivare sulle sponde occidentali del lago. Toikan ci indica un posto dove possiam riposarci un attimo. Sfruttando una nuvola scendiamo dalla macchina e a piedi raggiungiamo l’area ‘termale di Magadi’. L’acqua è bollente ed è praticamente impossibile entrarci a piedi nudi. Mi sento un po’ Indiana Jones: un esploratore in mezzo al nulla in un ambiente incontaminato che con difficoltà si ricorda di esploratori e avventurieri bianchi. Mi rigiro verso il matatu e ritorno alla realtà…magicamente un masai market di solo donne masai è spuntato dal nulla ed è ora ordinatmente distribuito a pochi metri dal matatu. Quel burlone di Toikan ha pensato di farci una bella sorpresa.
Luca Marchina

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