Monti e il lavoro monotono: a Londra non ci si annoia mai

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Spulciando le notizie dalla penisola, più per curiosità che per diretto coinvolgimento – un vezzo piuttosto comune tra i migranti – rimango allibito di fronte alle parole del professor Monti, secondo cui i giovani dovrebbero divertirsi a cambiar lavoro ogni tre per due. Fa sei. No, volevo dire, è uno scandalo! Uno scandalo che ci sia bisogno di farlo notare, come non fosse verità lampante agli occhi di tutti. Ripensando a tutte le persone sotto ai trentacinque – tanto per includere me stesso nel sottoinsieme dei giovani – che mi è capitato di incontrare in tutto questo tempo a Londra, non mi viene alla mente nessuno che sia rimasto nella stessa posizione lavorativa per più di due anni, tre, tanto per stare abbondanti, fatta esclusione ovviamente per autonomi e imprenditori. Forse è stato un caso, lo concedo, e di sicuro non sempre le situazioni si evolvono piacevolmente, basta chiedere a Roberto, che dalla pasticceria del centro l’hanno licenziato dopo tre settimane, ma non c’è dubbio che nella grande metropoli le spinte volontarie o meno alla carriera portino ad un incessante turbinio di curriculum.

A favorire il continuo rimescolamento di carte è sicuramente l’abbondanza di opportunità, che checchè se ne dica sono sempre maggiori rispetto a quelle offerte dal mercato del lavoro di Teolo, e la relativa immunità al pendolarismo. Anche anche dovessi trasferirti in un altro quartiere poi, chettefrega, se hai meno di trentacinque anni e vivi a Londra una famiglia da spostare ancora non ce l’hai di sicuro. Volevo aggiungere a questa analisi il fatto che il lavoratore di qui tende a trovare col tempo insopportabili le condizioni di lavoro, i colleghi o lo stipendio, tuttavia dai miei ricordi non mi sembra le cose andassero poi in modo molto diverso in Italia. La differenza invece sta nel fatto che mentre l’infelice impiegato italiano se ne fa spesso una ragione, o rimane impigliato in epiche quanto inutili battaglie ideologiche, il suo cugino inglese non perde un minuto e subito si tuffa tra le offerte di lavoro, nello stesso modo in cui una donna qui non perde tempo a scaricarti, ma fa sparire ogni traccia di sè senza addurre motivazione alcuna. Chiedetelo a quella stronza di… scusate, chiedetelo a Raj, Vinh, Patrick e John, che nel giro di due mesi m’hanno lasciato da solo in ufficio.

Davide Miozzi

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