Mozambico, pareggio senza reti e senza porte

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Tutti contro tutti: uno sciame. Ma quanti sono? E soprattutto, dov’è la palla? La partita di calcio Escola Primária Completa de Metocheria Circulo contro Escola Primária Completa de Metocheria Circulo si risolve con un nulla di fatto. Le ali sfrecciano sulle fasce laterali, il centrocampo è oberato, difesa e attacco si mescolano nella tattica del “distraiamo l’avversario”. Le punte cercano il gol, ma non lo trovano – d’altronde, manca la porta –; le retrovie, come deterrente, usano le ugole: non meno pericolose del più classico calcio sugli stinchi.
Altro che vuvuzelas: i 1009 alunni di questa scuola elementare di un villaggio rurale del nord del Mozambico il rumore se lo provocano da sé, fanno da giocatori e da tifosi contemporaneamente, scatenando un ammasso di acuti e gridolini e esortazioni e proteste.
Dove lo trovano tutto quel fiato, penso io: il “campo” (uno spiazzo di terra rossa) è enorme, non ce la farei ad attraversarlo di corsa nemmeno percorrendo il lato corto, figuriamoci correre e gridare… E in effetti qualche inerte c’è: mica tutti riescono a correre, soprattutto con un fratellino o una sorellina addormentati sulla schiena. Ma tanto, nella confusione, nessuno se ne accorge. E poi non è che in campo siano proprio 1009: qui a scuola si va a turni, chi la mattina, chi il pomeriggio, perché le aule non bastano per tutti. Diciamo che, a spanne, arriviamo a 2-300 bambini. Il possesso di palla pro capite si aggira attorno allo 0, volendo essere pignoli: ma, insomma, questa è la ricreazione, non si può essere sempre precisi…
E poi, fermiamoci un attimo: palla? Vabbè, approssimativamente! Tonda, è tonda; bianca (un po’ sporca, ma pazienza), è bianca; vola via che è un piacere lo stesso, anche se è fatta di stoffe e cordini. Ingegno e sudore, che per giocare un modo lo si trova sempre.
Sono belli da vedere, i bambini di Metocheria Circulo. Mannaggia a noi che siamo bianchi e appena ci vedono smettono di giocare, incuriositi. In fin dei conti, la partita si può pure interrompere: nessuno ha segnato i punti, nessuno sa qual è la sua squadra.
Guardandola ottimisticamente, qui vincono sempre. Tutti. E ora, da veri campioni, è arrivato il momento di mettersi in posa per le fotografie.

Marianna Sassano (foto di Tommaso Saccarola)

Questo testo è tratto dalla rubrica “La storia del mese” pubblicata su http://www.cesvitem.org e fa parte del progetto “Tra le persone” (http://tralepersone.tumblr.com)

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