Mutilazioni genitali su 125 milioni di donne

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

unicefOltre 125 milioni di bambine e donne  sottoposte a mutilazione genitale o escissione. Il dato emerge dal nuovo rapporto pubblicato da Unicef il 22 luglio: a lato vedete pubblicata la mappa (per ingrandirla basta clicclare) che mostra la situazione in Africa. Nelolo Egitto sono circa 25 milioni le persone che l’hanno  subita e si stima che, nei prossimi 10 anni, le bambine a rischio saranno 30 milioni.

Il rapporto “Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change”, che elabora ricerche condotte in 29 paesi africani e mediorientali, mostra come le mutilazioni genitali siano diminuite negli ultimi 30 anni e vi sia meno consenso, tra le popolazioni di tali paesi, nei confronti di queste terribili pratiche.

Le nazioni nelle quali l’usanza è più radicata sono Egitto, Sudan, Somalia, Guinea, Gibuti, Ciad, Gambia, Mali, Senegal, Sudan e Yemen. Il rapporto evidenzia un calo significativo nella pratica, però vi è un certo divario tra le opinioni personali dei singoli e le convinzioni sociali diffuse, che portano al mantenimento delle tradizioni.

I dati raccolti mostrano che la bambine hanno minor probabilità di subire mutilazioni, rispetto alle loro madri. La diminuzione è rilevante in paesi quali Kenya, Tanzania, Benin, Repubblica Centrafricana, Iraq, Liberia e Nigeria, nei quali la pratica era molto più diffusa nei decenni precedenti. Un ruolo fondamentale lo può giocare l’istruzione, la quale ha il potere di stimolare il dialogo e il confronto, al fine di favorire i cambiamenti sociali.

Geeta Rao Gupta, Vice Direttore Esecutivo dell’UNICEF, sostiene che: “Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti alla salute, al benessere e all’autodeterminazione di ogni bambina. Ciò che emerge dal rapporto è che le legislazioni da sole non bastano. La sfida, adesso, è di lasciare che bambine e donne, ragazzi e uomini levino la loro voce e affermino con chiarezza di rifiutare questa pratica dannosa”.
Il rapporto UNICEF evidenzia un fatto che lascia sperare, in quanto le mutilazioni genitali femminili sono ritenute una pratica negativa anche da un buon numero di uomini e ragazzi, oltre che da donne e bambine. In particolare, in Ciad, Guinea e Sierra Leone sono più gli uomini che le donne a volere la fine di tale disumana usanza.

Sarà fondamentale, per poter migliorare la situazione, l’apporto non solo delle legislazioni, bensì anche di governi, Organizzazioni Non Governative e comunità. L’obiettivo dovrà essere quello di porre fine alle mutilazioni genitali e a tutte le altre forme di violenza contro minori e adolescenti, sradicando norme e convinzioni sociali negative.

L’UNICEF si impegna, in particolar modo, in paesi quali Camerun, Gambia, Liberia, Mali e Sierra Leone, dove le leggi non si esprimono sulla questione delle mutilazioni ai danni di donne e bambine. Lo sforzo dell’UNICEF mira a raccogliere informazioni utili e a diffondere la consapevolezza della dannosità e dell’inutilità di tali pratiche, per fare in modo che anche questi stati promuovano una legislazione adeguata.

Ti potrebbe interessare