New York, la City razionale

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Un reticolato lungo miglia e miglia organizza New York City: funzionale, semplice, pratico. Si viaggia per numeri e incroci. Difficile perdersi, salvo sbagliarsi tra Est ed Ovest. E i sensi unici aiutano ulteriormente a limitare il disorientamento.

Right side: One way.

Left side: One way.

Forward: One way.

Si scende una rampa di scale e si entra in metropolitana, ovviamente costruita a pochi metri di profondità. Sempre pochi centimetri separano il tetto del treno dalle pareti della galleria, con l’ingresso diretto al binario non c’è nemmeno il mezzanino dove scegliere: guai a sbagliarsi.

Tutte soluzioni molto razionali, una ragione grezza e poco smart. All’insegna del risparmio, tutto ciò che non è strettamente necessario…via, sparito…puff…nemmeno pensato.

Ogni funzione della città è localizzata. Vediamo per esempio i campus universitari. Belli, sinonimo di socialità, di condivisione…ma anche di produttivismo, limitandosi a rispondere al criterio di cui sopra.

Produrre e consumare, consumare e produrre – mantra da recitare tre volte al giorno (rigorosamente durante i pasti) – .

Gli immobili stessi sono beni di consumo non durevoli. Si costruiscono e vent’anni dopo si distruggono. Il Madison Square Garden è stato rifatto tre volte, sempre nello stesso posto.

Si dice che se si ripassa dopo un paio d’anni nello stesso posto, non si trova più quello che c’era prima. Nella Lonely Planet stampata nel 2009, il 10% di bar, negozi, locali indicati sono semplicemente scomparsi.

Nel Lower East Side c’era un quartiere di Tenements, palazzine a tre piani (leggesi topaie) abitate da immigrati italiani e dell’Est Europa tra fine Ottocento e inizio Novecento. Sono una in fila all’altra, ciascuna ad ospitare centinaia di persone e ciascuna con 4 bagni. Negli anni Trenta per legge sono state dichiarate inutilizzabili perchè non rispettose dei nuovi standard igenici ed abitativi. Non è che si è intervenuti costruendo dei nuovi bagni o riducendo il numero di appartamenti per ciascuna abitazione, semplicemente sono state abbandonate.

(Ora c’è un bellissimo museo)

Tutto sta al suo posto in un preciso momento. Se perde la sua funzione diventa inutile ed è la funzione che dà il nome, altrimenti resta l’anonimato.

L’anonimato di una città dove non ci sono più le strade del passaggio carraio e pedonale, degli esercizi commerciali e dei residenti, ma solo delle autostrade di attraversamento.

Dove niente è indispensabile, niente deve necessariamente durare nel tempo e quasi niente è pensato per durare nel tempo.

Dopo avere inventato il sogno americano e marchiato il dollaro con “In god we trust” pensati con una funzione fondativa ed autoconservativa, e se vogliamo più nobile,  l’attribuzione di “funzioni meccaniche” ha governato tanti dei processi di significazione.

Mattia Gusella

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