Non si teme il proprio tempo, è un problema di spazio: in memoria di Beppe Fenoglio

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Mezzo secolo fa, nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963, moriva poco più che quarantenne Beppe Fenoglio, partigiano e scrittore. A ricordarmelo, questa mattina, Giap, la newsletter di Wu Ming che come sempre offre ottimi spunti di riflessione sulla nostra storia e sul nostro presente.

“Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944” – incipit de I ventitré giorni della città di Alba e di Linea Gotica, canzone dei Csi che l’ha fatta riscoprire a un’intera generazione – è il fulminante ritratto di un pezzo della lotta di liberazione. Quella vera, eroica, sporca e geniale che ci consente, se possibile, di essere fieri di una parte della nostra storia.

Beppe Fenoglio per me è questo: il racconto quotidiano della Resistenza, il rifiuto di ogni sua sterile celebrazione, il disvelamento delle piccole questioni private, degli amori, dei singoli, degli orrori e delle grandezze che non smitizzano quel tempo, lo riconsegnano solo alla necessità di schierarsi, a prescindere, facendo i conti  con il reale. “Bisogna scegliersi la parte dietro la Linea Gotica… Non si teme il proprio tempo, è un problema di spazio”.

Quello che segue è il documentario di Guido Chiesa sulla vita di Beppe Fenoglio. Buona domenica a tutti

(lu.b.)

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