Padova-mondo-Padova: la mia vita andata e ritorno

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Ho scoperto il sito a nordest di che grazie al collega e amico Luca Barbieri. Mercoledì sera ho ascoltato con interesse la presentazione del suo libro. Non posso nascondere che mi ha portato a una riflessione. Nel 1988 a 17 anni, insieme a dieci amici, ho girato per l’Europa grazie al biglietto del treno “interrail”. Per un mese ho dormito sui treni, nelle stazioni, per strada e in ostelli e campeggi malconci e puzzolenti. Ho provato sensazioni bellissime, ma sono stato rapinato anche due volte a Londra e ad Amsterdam. Ho conosciuto decine di ragazzi e ho imparato il gusto per il viaggio e la voglia mai assopita di conoscere situazioni e persone nuove.

Negli anni successivi ho fatto l’interrail altre volte. Sono stato in Spagna, Francia, Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord, Irlanda, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Svizzera, Austria e Germania. Durante l’università sono tornato in Inghilterra per un corso e ho continuato a viaggiare, anche se più comodamente. Ho visto l’Unghieria, i paesi dell’ex Jugoslavia e la Grecia. Spesso frequentavo l’aula studio Fusinato, che si trovava in via Marzolo a Padova. Una palazzina in stile fascista e contenitore di un piccolo mondo. Venivano a studiare ragazzi arabi, africani, americani e di gran parte dell’Europa. Con molti di loro ho stretto un’amicizia, che ancora oggi è viva. Appena mi sono laureato sono ripartito per l’Inghilterra. Ho vissuto per tre mesi a Manchester, dove avevo intenzione di stabilirmi.

Poi però la voglia di provare a diventare un giornalista ha prevalso e sono rientrato a Padova. Una scelta di cui sono contento, ma che ho pagato a caro prezzo. Sono stato assunto alla tarda età di 36 anni. Capisco quindi i ragazzi che cercano di costruirsi un futuro all’estero. Tornato in Italia è però riemersa la voglia di viaggiare. Sono così andato una settimana in Olanda in visita a una redazione di una testata locale e un mese in Giappone (che mondo!). Anche qui sono stato ospite di una redazione ad Hamamatsu. Avevo notevoli difficoltà di comunicazione. Ma la mia voglia di conoscere non si è spenta. Nel 2003 ho incontrato la famiglia cinese che viveva sotto l’appartamento dei miei genitori. Tra noi è nata subito una grande intesa, tanto che la loro figlia maggiore di 9 anni è diventata quasi mia sorella. Mio padre e mia madre spesso vanno a prenderla a scuola e la seguono negli studi. Tre anni fa poi ho conosciuto mia moglie. Pugliese di Manfredonia. Con lei ho scoperto la mia terra, l’Italia. Insomma, ero sicuro di essere diventato un cittadino del mondo. Ero sicuro di avere capito il significato di integrazione. Un giorno mia moglie, mentre stavamo cenando, mi ha chiesto: “Ma perchè nella cronaca nera scrivi che il rapinatore aveva un accento meridionale, campano e partenopeo?”. Già, perchè? E così mercoledì sera ho pensato a quello che ha detto Luca: “A nordest di che…”.

Marco Aldighieri

ps. Marco è un amico e un collega del Gazzettino. Grazie Marco!

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