Pop Palestine, viaggio in Palestina con le ricette di Fidaa

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Io la cucina di Fidaa l’ho assaggiata a Nablus, in una serata invernale: saporita, fantasiosa, appassionata è stata un viaggio nel viaggio. Nella storia, nelle tradizioni e negli usi di una terra che ha mille sfaccettature e sapori. Preparare con lei il Manzaaf, ospiti del calore della sua casa, è stato il culmine di un viaggio puntellato di sapori e calore umano tra Betlemme, Gerusalemme e Ramallah. Già allora avevamo parlottato della necessità che le ricette di Fidaa, food blogger sempre più affermata, precipitassero in un libro. Ed eccolo qua: Pop Palestine scritto proprio da Fidaa Abuhamdiya con Silvia Chiarantini. Un libro eccezionale, a metà tra la guida di viaggio e il ricettario. Grazie anche alle foto di Alessandra Cinquemani che hanno il pregio di far esplodere i colori di Cisgiordania e Gaza, si parte per un viaggio che tocca tutte le città palestinesi attraverso le ricette tipiche e popolari che si possono assaggiare a Jenin, Hebron e le altre. A raccontarcele, oltre a Fidaa, che in prima persona spiega le sue ricette tipiche di Nablus, ci sono Aziza, Nawal, Zarife e Aida, Josef, Ombashi e Majd (a lui è affidata Gaza). Sono i detentori di ricette fantasiose e curiose (come il pollo al forno sulla bottiglia), che coprono tutto l’arco dei sapori medio-orientali.

Parliamo di guida di viaggio perché Pop Palestine lo è sotto almeno tre punti di vista. Nella narrazione degli autori innanzitutto, che guidati da Fidaa viaggiano all’interno di Cisgiordania e Gaza; perché ogni città e regione viene introdotta da un capitolo che ne riassume storia e spirito della gente; e poi, soprattutto, perché la cucina è un viaggio essa stessa, nell’agricoltura, nei mercati, nelle possibilità (e impossibilità) di una popolazione.

Per Don Pasta (sua la prefazione): “Questo non è un libro di viaggi, non un libro di cucina, cucina degli incontri, casuali, erranti, generosi. E’ una raccolta di poesie”.

Verissimo. E forse, in qualche modo, Pop Palestine è anche un libro profondamente politico. Proprio perché di politica non parla. Perché ci restituisce una Palesina viva, turistica: quella che qualcuno vorrebbe cancellare prima ancora che dalle mappe, dalle possibilità di viaggio e dagli itinerari. La Palestina invece resiste e gode (del cibo, della vita) proprio grazie a una cultura e un’identità che si esprimono – in assenza di altre dimensioni – soprattutto nella cucina che prende forma tra i fornelli di casa e dei mercati. In quel cibo alimenta chi resta, chi passa, chi vuole conoscere. Buon viaggio e buon appetito.

Pop Palestine, 264 pagine, è pubblicato da Stampa Alternativa può essere comprato direttamente online a questo sito: http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-508-3/fidaa-i-a/pop-palestine-viaggio-nella.html

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