Portogallo, Generazione perduta Picchiata una giornalista

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

photo/reuters

Patricia Melo, fotoreporter Afp, è stata picchiata da un poliziotto durante lo sciopero generale a Lisbona. Il “Greve geral” del 22 marzo. Alle manifestazioni in Portgallo partecipano spesso famiglie con i bambini, pensionati, disoccupati. C’è gente che decide di condividere la casa con altri per arrivare a fine mese, per le condizioni di crisi economica e disoccupazione. L’episodio di violenza è la fotografia di un paese e di generazioni intere che vengono prese a manganellate.

Gulao Joseph ha raccontato, nell’articolo di Publico, di essere stato aggredito durante la manifestazione, assieme alla collega Patricia Melo, nelle vicinanze della zona dove erano parcheggiati i furgoni della polizia. “Ho urlato: sono un giornalista – spiega Joseph – ma sono stato aggredito e preso a manganellate in testa. Sono caduto sul pavimento e hanno continuato ad aggredirmi anche se continuavo ad urlare: sono un giornalista”. Joseph poi ha dovuto attendere mezzora un’ambulanza per essere portato all’ospedale di S. Jose dove i medici gli hanno messo 6 punti in testa. In un comunicato del Ministero degli Affari Interni, si legge del “rammarico per quanto accaduto a Chiado, coinvolgendo i giornalisti.  Davanti alla sede della polizia 80 giornalisti hanno manifestato per protesta contro l’aggressione di due colleghi che stavano svolgendo il proprio lavoro. La Direzione Nazionale della Polizia di Pubblica sicurezza, ha diffuso una nota in cui si legge che “sono stati fatti molti appelli ai media e ai giornalisti indicando loro di stazionare sempre sul lato del checkpoint che li separa dai manifestanti”.

Il giornalista di Expresso, Hugo Franco, ha raccontato le storie della “Generçao a rasca”, in un articolo tradotto da Andrea De Sparacino per Presseurop: Ancora appesi alla speranza. In un anno non è cambiato quasi nulla in Alfama, quartiere storico di Lisbona.

Alexandre, Paula e João erano qui anche l’anno scorso, e stavano organizzando l’imponente manifestazione che ha poi raccolto mezzo milione di persone per le strade della capitale ed è passata alla storia come la “protesta della generazione perduta. Da allora la loro vita è cambiata, e anche il paese non è più lo stesso – scrive Franco – Il più alto dei tre ha un look d’artista e l’ironia sempre sulla punta della lingua. Alexandre de Sousa Carvalho, 27 anni, non è rimasto sorpreso dalla sua vita post-12 marzo. “Cosa è cambiato nella mia vita? Ho più amici su Facebook e per una settimana sono diventato famoso”, spiega mentre beve una birra e fuma una sigaretta. Da due mesi non riceve più i 900 euro della borsa di ricerca, e ha dovuto lasciare il monolocale dove viveva. “Ora dormo in una stanza non ammobiliata in un appartamento che divido con otto persone. Alcune nemmeno le conosco”. Alexandre aspetta con ansia il denaro della borsa di dottorato. Sta preparando una tesi in studi africani incentrata sulla divisione del potere in Zimbabwe e Kenia”.

“Gli ultimi 12 mesi di Paula Gil, 26 anni, apparentemente la più timida ma non certo la meno combattiva del gruppo, somigliano a una giostra impazzita: ha terminato lo stage in una ong, è rimasta senza lavoro (e senza diritto ad alcun sussidio), poi ha ricominciato a lavorare. Oggi è impiegata a tempo pieno come segretaria anche se ha soltanto un contratto da collaboratrice e riceve un salario molto basso. Potrebbe andare meglio, ma anche peggio. “Da dieci anni riesco a pagarmi le spese”. “È andata peggio a João Labrincha, 28 anni. Disoccupato, vive grazie ai sussidi e al sostegno incondizionato della famiglia. Ma nonostante le avversità non ha perso il suo entusiasmo. “Tra poco avrò un lavoro. Sto preparando un progetto legato alla cittadinanza”.

La protesta di un anno fa era apartitica e laica, e si rivolgeva ai disoccupati, i cinquecentoeuristi, gli stagisti e i lavoratori interinali. Con il tempo, però, si è ampliata ed è diventata un case-study per sociologi e commentatori politici. Gli organizzatori – conclude Hugo Franco – sono orgogliosi di aver scoperchiato il vaso di Pandora delle proteste sociali in Portogallo e in Europa. “Fatta eccezione per il periodo del Prec [il Processo rivoluzionario in corso, il periodo di manifestazioni cominciato con la rivoluzione dei garofani nel 1974 e terminato con l’adozione della costituzione nel 1976] nella storia del nostro paese non c’è mai stato un anno tanto ricco di manifestazioni”. Dopo il 12 marzo sono arrivati il 15 marzo, il 15 ottobre, il 24 novembre e il 21 gennaio.

Martino Galliolo

@freelance_2811

Ti potrebbe interessare