Gli studenti di Padova come a Garissa: una foto per ricordare la strage

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Noi siamo quello che vediamo. In fondo è così: soprattutto oggi, in un mondo che si racchiude nello spazio fisico di un pc, di uno smartphone. Immagini, video, un flusso continuo che ci scorre davanti. Anche troppo: catturare l’attenzione non è facile, e la memoria è troppo spesso labile. Devono aver pensato qualcosa di simile all’Università di Padova: vi ricordate quanto successo a Garissa, in Kenya, il 2 aprile? Una strage, 147 studenti ammazzati da terroristi, probabilmente dell’Isis, solo per un motivo: erano cattolici e non mussulmani. Ammucchiati, messi al muro, ammazzati (alcuni decapitati, alcuni a colpo di arma da fuoco).

Ricordate? Forse. Guardate questa foto.
garissa

Fa male. Eppure anche qualcuno fra di voi lettori, siamo sicuri, se la sarà già dimenticata. Rimuovere a volte è necessario, e poi il Kenya è così lontano da noi. All’Università di Padova hanno guardato questa foto. Nonostante siano vecchi, datati 1222 (anno di fondazione dell’ Universa Universis Patavina Libertas), si sono dimostrati al passo con i tempi: prima una mozione di solidarietà approvata dal Senato Accademico, poi un minuto di silenzio di tutto l’Ateneo. “Noi siamo tutti voi”, il titolo della mozione. Ma non bastava: la memoria va coltivata. Ci vuole un’idea, che viene ad una giornalista padovana, Silvia Giralucci e al fotografo Enrico Bossan. Ecco allora notata una somiglianza, una suggestione. Riguardate la foto: le scarne colonne dello studentato hanno fatto venire in mente, a qualcuno, il maestoso colonnato del cortile antico di Palazzo Bo, sede dell’Ateneo patavino. Guardiamolo.

cortile antico

 

Ed ecco quindi che si è pensato: noi siamo tutti voi, studenti di Garissa, e noi siamo quello che vediamo. Grazie all’interessamento di Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton è partito il recruiting: si cercavano ragazzi disposti a ricordare, visivamente. Così martedì 28 aprile oltre 100 ragazzi sono entrati nel cortile antico e si sono offerti di riproporre la foto della strage di Garissa. Stesi per terra, come racconta l’esclusiva del Corriere della Sera (scritta da quel solitario dei numeri primi di Paolo Giordano, che per primo denuncio, proprio con un articolo sul quotidiano, “l’apatia occidentale”), hanno rappresentato la stessa foto. Riproposta: i ragazzi raccontano di come ci fosse un’atmosfera quasi irreale, come d’un tratto il chiacchierare delle tante persone sia cessato. Ecco il risultato.

garissa

C’era da ricordare Garissa. Sì: a Padova sono stati tutti loro, tutti quegli studenti che hanno visto sparire sogni e speranze all’alba di un caldo giorno di aprile.

Ti potrebbe interessare