Quelle gambe color carne e il freddo inverno russo

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Racconto di Eva Canta (Quelle gambe color carne) tratto da Scambieuropei.

Se c’è un accessorio dell’abbigliamento femminile che, fin dall’adolescenza, non riesco a tollerare sono i collant. Ma, purtroppo, nell’inverno moscovita, non se ne può proprio fare a meno. Soprattutto di quelli opachi, spessi, messi doppi uno sopra l’altro… sognando la bella stagione e il momento di metterli via per un po’ di tempo. Continuo a non sopportare i collant ancora oggi, certo, ma purtroppo non ne potrei fare a meno. Ne acquisto allora di colorati, a righe, a scacchi, fantasia in quantità industriale, perché i calzettoni pesanti che mi aiutano a superare l’inverno milanese qui a Mosca poco possono. Meglio la microfibra o il caldo cotone, per quanto mi riguarda, rispetto al classico nylon. E tra uno sbuffo e un sospiro, li indosso e mi preparo ad uscire.

Ai collant color carne, tanto adorati dalle russe, vengono abbinati tacchi vertiginosissimi. La stessa cosa, mi ha confessato un amico, vale per il sesso forte: quando in pieno inverno arriva il momento di andare a pescare o di trascorrere un week end in dacia, con annessa passeggiata nel bosco innevato, anche gli uomini più virili, sotto i jeans, indossano la calzamaglia. Di quelle spesse, di lana, magari a quadrettoni, che io da piccola infilavo sotto la tuta da sci per andare a sciare. Un tocco di originale virilità, per il macho russo.

Totalmente diverso è il rapporto che hanno le mie amiche russe con i collant. Li adorano, potrei parlare quasi di venerazione; per loro non rappresentano solo un riparo in più contro il freddo; anzi, mi confessano che usano volentieri quelli più sottili anche d’estate per dare un tono alle gambe. Un tocco di bellezza in più.

Se pur posso condividere questa affermazione, dal momento che il bon ton proibisce le gambe nude in tante occasioni, quello che mi impressiona, però, è il gusto delle russe per i collant color carne che fanno furore sotto le gonne, anche nelle temperature più rigide. Ed è inutile che dica loro quanto in Italia le calze velate color carne, opache o lucide, facciano tanto nonna e che più che “effetto nudo” producano un innaturale effetto gambe-di-porcellana. Nessuna critica da me mossa può convincerle. Se poi l’abbinamento è con tacchi vertiginosi che solo loro riescono a indossare… d’accordo, mi arrendo, non senza un pizzico di invidia.

Racconto di Eva Canta

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