Marò: le ragioni di India e Italia

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La mia presa di posizione sul “perché non rivoglio i Marò in Italia” ha polarizzato le reazioni: da una parte molte persone d’accordo, dall’altra altrettante contrarie. Da questi ultimi mi veniva contestato un dato comune:  i Marò accusati di aver sparato a due pescatori al largo delle coste indiane devono essere processati in Italia perché erano in acque internazionali. 

Vorrei ora invitarvi alla lettura di un pezzo di Matteo Miavaldi, che vive in Bengala ed è caporedattore per l’India del sito China Files. Ovviamente è un punto di vista, ma  penso sia interessante comunque la si pensi. Ci sono informazioni poco lette, taciute: ad ognuno il compito di verificarle per quanto possibile. In particolare Miavaldi racconta di una perizia indiana, accettata anche dai legali dei Marò, che sposta i fatti sotto la giurisdizione indiana.

Riporto solo un passaggio.

Il governo italiano ha sostenuto che l’Enrica Lexie si trovasse a 33 miglia nautiche dalla costa del Kerala, ovvero in acque internazionali, il che avrebbe dato diritto ai due marò ad un processo in Italia. La tesi è stata sviluppata basandosi sulle dichiarazioni dei marò e su non meglio specificate «rilevazioni satellitari”.
Secondo l’accusa indiana l’incidente si era invece verificato entro il limite delle acque nazionali: Girone e Latorre dovevano essere processati in India.

Nonostante la confusione causata dal campanilismo della stampa indiana ed italiana, la posizione della Enrica Lexie non è più un mistero ed è ufficialmente da considerare valida la perizia indiana.
La squadra d’investigazione speciale che si è occupata del caso lo scorso 18 maggio ha depositato presso il tribunale di Kollam l’elenco dei dati a sostegno dell’accusa di omicidio, citando i risultati dell’esame balistico e la posizione della petroliera italiana durante la sparatoria.
Secondo i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana e le immagini satellitari raccolte dal Maritime Rescue Center di Mumbai, l’Enrica Lexie si trovava a 20,5 miglia nautiche dalla costa del Kerala, nella cosiddetta «zona contigua».
Il diritto marittimo internazionale considera «zona contigua» il tratto di mare che si estende fino alle 24 miglia nautiche dalla costa, entro le quali è diritto di uno Stato far valere la propria giurisdizione.

Ecco l’articolo intero. 

Continuo a ritenere che i fatti siano più complessi di quanto la propaganda “riportiamo a casa gli eroi” ci voglia far credere. Ai due va dato atto di un comportamento ineccepibile al ritorno in Italia: qualcuno li voleva pure candidare, con grande operazione demagogica.

Enrico Albertini

 

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