Transilvania, tensione tra Romania e Ungheria

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

I giorni scorsi, leggendo la stampa romena, sono rimasto colpito dalla virulenza del dibattito scaturito in seguito alla richiesta ungherese di avere una propria università a Targu Mures, in Transilvania. Nonostante la costituzione preveda il diritto delle minoranze etniche di avere una istruzione nella propria lingua a tutti i livelli di insegnamento, le richieste degli magiari furono viste come una provocazione dalla maggioranza romena. Tutto questo mi fece riflettere molto su quanto poco conoscono i romeni la storia della Transilvania.
I libri di scuola ci insegnano ancora che i romeni ebbero due grandi nemici nella loro storia, i turchi e i magiari, essendo pieni di pathos nazionalistico. Se ormai i turchi non rappresentano nessun pericolo per i nazionalisti, i magiari rimangono coloro che vogliono distruggere la Romania. Certo, anche i nazionalisti magiari danno il loro contributo alimentando questo conflitto. I manuali scolastici, parlando della storia transilvana, mettono in risalto solo i conflitti tra le due nazioni e l’ingiustizia dei magiari dominatori nei confronti della pacifica popolazione romena. Tutta la storia transilvana nei nostri testi di  scuola abbonda solo di momenti di tensione, che feriscono peggio dei pugnali e sono usati come argomenti dalla maggioranza romena per impedire qualsiasi forma di affermazione culturale magiara. Per molti vale ancora l’arrogante argomentazione secondo la quale “chiunque mangia pane romeno deve parlare romeno”.
Ma qual é la vera storia di questa terra abitata da romeni e magiari? Dopo due secoli di contese pseudo-scientifiche sulla storia transilvana, forse sarebbe ora di mettere fine ai nazionalismi e guardare la realtà in faccia: in Transilvania esistono due nazioni, con due lingue e due culture diverse. Punto. La situazione non  é tragica…basta accettare questo dato di fatto per costruire poi una politica su misura, perché qualsiasi tentativo di modellare la realtà secondo i desideri nazionalistici sarebbe un fallimento…oppure peggio, trasformerebbe la Transilvania in un nuovo Kosovo.

Ci vuole onestà per riconoscere la specificità di questa regione tanto romena , quanto magiara. Nonostante la maggioranza sia romena, esiste una parte nel cuore della Transilvania dove i magiari sono maggioritari. In più, se avessimo la curiosità di studiare la storia, senza rigurgiti nazionalisti, ci colpirebbe il fatto che per quasi mille anni la Transilvania fu uno stato magiaro, nonostante la popolazione fosse in maggioranza romena. Nella lunga lista di voivodi (principi) transilvani, quasi tutti sono magiari. La struttura dello stato e delle sue istituzioni era più vicina al modello occidentale che a quello orientale, come nel caso della Moldavia e della Valacchia. Il paese era retto da una dieta di grandi nobili che eleggevano il principe, vassallo del regno ungherese. Di più, dopo la disfatta e l’occupazione dell’ Ungheria per mano dei turchi nel 1526, la Transilvania divenne il rifugio che permise la sopravvivenza dello stato magiaro. I principi magiari transilvani contesero all’ Asburgo, per più di un secolo, il diritto alla corona ungherese. Tutto questo portò all’ affermazione di una identità nazionale magiara in Transilvania, che ebbe uno sviluppo parallelo e spesso in conflitto con la formazione della coscienza nazionale dei romeni transilvani, in fratellanza con i moldavi ed i valacchi.
Con la fine della prima guerra mondiale, alla Romania fu riconosciuta la sovranità sulla Transilvania, anche in seguito al legittimo consenso della maggioranza romena, ma le fu chiesto di rispettare i diritti delle minoranze presenti sul territorio.  Personalmente, non credo che la Transilvania abbia bisogno di asili, scuole ed università separate in base all’appartenenza nazionale della sua popolazione, ma di una reale esperienza multiculturale. Non vedo motivo che impedisca l’insegnamento sia in romeno che in ungherese nella stessa università oppure nella stessa scuola. La segregazione culturale permetterebbe la rinascita dei nazionalismi. Frequentando invece lo stesso ambiente, i giovani sono obbligati a confrontarsi con la realtà e con l’identità dell’ altro, il diverso. Il nemico di ieri diventa il compagno di gioco, di banco, di università, l’amico e, perché no, il parente. La convivenza per mille anni tra le due nazioni insegna. Basta un po’ di buon senso da tutte le parti.

Teodor Amarandei

Ti potrebbe interessare