Tutti i difetti degli scandinavi, Paese per Paese

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Negli ultimi anni il mondo è stato sempre più attratto da tutto ciò che è Scandinavo, nel senso più ampio del termine, ovvero proveniente da Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia e Islanda.

Lo stile di vita rilassato e felice dei Danesi, il popolo più felice del mondo; l’eguaglianza di genere, i romanzi polizieschi e i giganti del mercato globale della Svezia; le scuole finlandesi; il benessere norvegese derivato dal petrolio; la rinascita dell’Islanda dagli abissi del crack economico: il mondo ha sete di queste storie di successo dal Nord. Dopo decenni passati a sognare una vita tra gli olivi e i vigneti, il paradiso terrestre sembra essersi spostato verso Nord, il nuovo ideale paradiso terrestre.

Michael Booth, giornalista britannico, ha sposato una donna danese e ha vissuto in Danimarca per più di dieci anni; ammette di aver raccontato ai lettori le meraviglie della Scandinavia, ma ora ha deciso di dire: Nu er det nok! Adesso basta!

Stufo di arredare casa in stile minimalista, di sfidare il freddo abbellito da cuffiette di lana fatte a maglia, stufo di masticare lacci di liquirizia e pane integrale insipido, ha deciso di togliere dagli occhiali le lenti rosa con cui guardava l’oggetto della nostra infatuazione per scoprire cosa nascondano veramente questi “paesi modello”.

Ha scritto un libro, The Almost Nearly Perfect People- The Truth About The Nordic Miracle, che ha presentato circa un mese fa in un bell’articolo sul Guardian: http://www.theguardian.com/world/2014/jan/27/scandinavian-miracle-brutal-truth-denmark-norway-sweden

Le reazioni dei lettori a questo pezzo, volutamente provocatorio, sono state molteplici, tanto che personaggi autorevoli degli stessi paesi citati hanno sentito la necessità di replicare alle critiche. Michael Booth ha riassunto in questo articolo le risposte ricevute: http://www.theguardian.com/world/2014/feb/05/scandinavian-miracle-denmark-finland-iceland-norway-sweden

Qui trovate un breve riassunto delle critiche esposte nell’articolo, paese per paese.

Danimarca

Perché i danesi si posizionano così bene nella classifica delle nazioni più felici? Hanno una buona coesione sociale e un’industria forte. Secondo l’OECD (organizzazione cooperazione e sviluppo economico), però, lavorano meno ore all’anno di qualunque altro paese al mondo e, di conseguenza, hanno bassi tassi di produttività. Come possono allora permettersi i costosi pasti a base di cereali e le meravigliose cuffie di lana fatte a mano? A quanto pare, per questo hanno il più alto livello di debito privato al mondo (quattro volte quello degli italiani).I danesi nascondono un altro pesante segreto: sono il quarto paese al mondo per impatto ecologico, peggio anche degli USA. Non fatevi ingannare dai mulini a vento, il paese si regge ancora sul carbone.
Con i loro stipendi, sesti nella classifica mondiale del reddito, pagano le più alte tasse del mondo: lavorano fino al pranzo del giovedì per pagare le tasse, il restante giorno e mezzo per se stessi. Certo i servizi sono proporzionati alla spesa, vero? Ci fa notare come il sistema di valutazione scolastica PISA (International Student Assesment rankings) ha posto le scuole danesi sotto a quelle britanniche. “Ma almeno i treni sono puntuali!”, potrebbe dire qualcuno. A quanto pare, però, la compagnia ferroviaria nazionale ha dichiarato bancarotta qualche anno fa. L’equa distribuzione della ricchezza è calata. Secondo il recente report pubblicato sul quotidiano danese Politiken, la fetta di popolazione che si pone sotto la linea di povertà è raddoppiata negli ultimi dieci anni. La Danimarca è divenuta una nazione divisa tra la ricca capitale e la provincia, invasa da immigrati, anziani e disoccupati, tra campi e allevamenti intensivi di suini.

Norvegia

La dignità e la risolutezza con cui i norvegesi hanno reagito al brutale attacco di Breivik nel luglio 2011 sono state un esempio per il mondo. Alle elezioni nazionali del 2013, però, il partito progressista, di cui Breivik è stato membro per anni, ha ottenuto il 16% dei voti nelle elezioni nazionali, sufficienti a entrare nella coalizione di governo per la prima volta nella sua storia. Chiedete ai danesi: vi diranno che i norvegesi sono i più xenofobi tra gli scandinavi. Non sono sempre stati così, la chiusura è cominciata con l’improvviso benessere economico derivante dalla scoperta dei giacimenti petroliferi negli anni 70. Come Scrooge, il personaggio di Dickens, si sono aggrappati al loro oro, spaventati da possibili invasori.
Sebbene il 2013 abbia registrato un numero record di richieste di asilo in Norvegia, solamente meno della metà dei richiedenti sono stati ammessi, un terzo di quelli che sono stati accettati nella meno benestante Svezia. Per dare i numeri: la Norvegia ha ammesso 5000 persone, la Svezia 9000 siriani, più i richiedenti asilo provenienti da altri paesi. I norvegesi si vantano di utilizzare solo fonti energetiche rinnovabili, ma intanto accumulano il più grande fondo sovrano del mondo vendendo petrolio al resto del mondo. L’antropologo Thomas Hylland Eriksen ha così criticato l’atteggiamento norvegese: “Abbiamo sempre creduto di poter essere parte della soluzione del problema dell’inquinamento globale, con il petrolio siamo diventati parte del problema. Molti di noi negano l’evidenza, accecati dal benessere”.Petromania, il giornalista Simon Sætre lancia un allarme: le potenti lobby del petrolio stanno “isolando e rendendo asociale il paese”. A suo parere, i norvegesi sono stati corrotti e impigriti dai soldi del petrolio: lavorano meno, vanno in pensione prima e restano a casa in malattia sempre più spesso.

Islanda

Un solo argomento è sufficiente: solo 320.000 persone abitano questo pezzo di terra lanciato ai confini del mondo. I paesaggi, certo, sono meravigliosi, per una vacanza.

Finlandia

La Finlandia è bella da morire: è al terzo posto per possesso di armi (dopo Stati Uniti e Yemen) e ha il più alto tasso di omicidi dell’Europa Occidentale tra i paesi scandinavi. Il clima? Il paese dei mille laghi è gelido in inverno e infestato di insetti molesti in estate. Da quando il gioiello industriale Nokia è stato inglobato da Microsoft, a trainare l’economia è l’industria della carta, prodotta con i tanti, tantissimi alberi che coprono il paese.Il sistema scolastico, citato come uno dei migliori d’Europa, ha perso terreno nelle ultime graduatorie Pisa. Certo, gli incidenti che hanno coinvolto studenti finlandesi negli ultimi anni, come il rogo della cattedrale di Porvoo appiccato da un 18enne e la sparatoria di Jokela (un altro 18enne), non hanno giovato all’immagine della scuola finlandese. A quanto pare, infine, i finlandesi non sono brillanti interlocutori. “Potendo scegliere, preferiamo passare più tempo possibile in solitudine”, ha confessato una finlandese, intervistata da Booth per il libro. Era un’impiegata dell’ufficio del turismo.

Svezia

Qualche anno fa, l’istituto di Ricerca sull’Opinione Pubblica Svedese ha chiesto ai giovani di descrivere i propri connazionali: invidiosi, laboriosi, austeri, amanti della natura, tranquilli, onesti e xenofobi sono stati gli aggettivi più usati. Nel testo “Swedish Mentality”, l’antropologa Åke Daun scrive che gli svedesi cercano di nascondere il più possibile le proprie emozioni: molte donne, dopo il parto, chiedono ai medici se hanno urlato tanto durante il travaglio e sono soddisfatte se ottengono risposta negativa. Piangere ai funerali è qualcosa di inopportuno, che viene ricordato a lungo dai presenti.La Svezia è stata, per tutto il 20esimo secolo, uno stato monopartitico economicamente supportato da poche potenti famiglie industriali; un modernismo totalitario, che ha soppresso il dissenso in nome del consenso. Oggi la Svezia fronteggia problemi nuovi, come la disoccupazione giovanile e l’integrazione degli immigrati. Come in Norvegia e Danimarca, anche qui la Destra ha registrato un forte aumento di consensi tra la popolazione e le rivolte delle periferie di Stoccolma della scorsa estate hanno rivelato le crepe nel sistema di integrazione. I molti successi dei paesi scandinavi negli ultimi anni sono il frutto della combinazione di modestia luterana, parsimonia contadina, determinismo geografico e crudo pragmatismo. E’ un modello che funziona, per la media della popolazione, ma non per tutti. La scuola, ad esempio, stenta a produrre eccellenze per aiutare i meno dotati; allo stesso modo, le manifestazioni di successo, di ambizione e di ricchezza non sono bene accette. Secondo Booth, se potete accettare questo, oltre ai costi e al freddo (temperature e rapporti interpersonali), il Nord vi aspetta.

Camilla Bonetti

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Articolo pubblicato per la prima volta il 14 marzo 2014

Photo by hao qin on Unsplash

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