I pollini di primavera aiutano la diffusione del Coronavirus? I risultati di una ricerca pubblicata su Pnas

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Non è una buona notizia e non è l’unica riguardo alla diffusione del Coronavirus in queste giornate. Secondo uno studio di biologia pubblicato su Pnas rivista dell’Accademia di Scienze statunitense che ha analizzato i dati provenienti da 31 paesi, tra cui l’Italia, il polline, in sinergia con l’umidità e la temperatura, spiegherebbe, in media, il 44% della variabilità del tasso di contagio del Sars Cov2, il Coronavirus, un dato fortunatamente dimezzato grazie ai lockdown.
Questa variabilità sarebbe dovuta ai pollini che, depositandosi sulle pareti nasali, inibiscono alcuni geni della risposta antivirale delle cellule epiteliali del naso, diminuendo la loro capacità di difesa, facilitando l’infezione.
In sintesi, i risultati della ricerca rivelano che l’esposizione simultanea a SARS-CoV-2 (tramite altri vettori umani infetti) e polline aerodisperso può, in condizioni meteorologiche “favorevoli”, promuovere l’infezione virale.
“Sebbene sia importante informare il pubblico su questo rischio – precisano gli autori della ricerca – la formulazione dovrebbe essere estremamente ben ragionata per evitare malintesi ed evitare il  panico. D’altra parte, un’ampia diffusione dei potenziali effetti della coesposizione virus-polline dovrebbe essere comunicata con urgenza e chiarezza: non potendo evitare l’esposizione ai pollini trasportati dall’aria, i gruppi ad alto rischio devono essere informati di indossare maschere con filtro antiparticolato durante la stagione dei pollini. , soprattutto in primavera”.

Qui i dettagli della ricerca.

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