Apologia di Bruxelles

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Poche volte ho sentito le opinioni delle persone spaccarsi in due come per Bruxelles: o la si ama, o la si odia. Più spesso la seconda. Si dice che sia brutta, sporca, grigia, estremamente costosa, che piova sempre e sia piena di freddi euroburocrati. Il che è anche (abbastanza) vero. Ciò non toglie che, oltre alla birra e ai cioccolatini, abbia tanti altri lati positivi. E voglio apertamente spezzare una lancia a favore.

E’ vero, a Bruxelles non ci sono i viali monumentali di Parigi, i musei di Londra, il clima di Roma, la movida di Madrid o il fermento culturale di Berlino. Però c’è una dimensione a misura d’uomo: ci si muove facilmente, anche a piedi ed in bici; in pochi minuti di mezzi si arriva ovunque; musei, cinema, teatri e iniziative culturali non mancano, così come angoli deliziosi come il Sablon, Grand Place, il Marolles e St Géry. Soprattutto, non si inciampa nei turisti ogni due metri.

E’ innegabile che il clima non sia dei migliori: poco sole, tanta pioggia e ‘freschetto’. Ma, stando otto ore al giorno chiusi in ufficio, il sole non si godrebbe ugualmente. Ok, giustamente ad agosto sarebbe meglio girare in sandali invece che con l’impermeabile, innegabile. Ma il pazzo tempo belga riserva spesso inaspettate sorprese estive ad aprile e settembre, e una giornata di sole a Bruxelles si gode tanto più intensamente che i lunghi mesi piovosi.

La cucina belga non sarà forse la più rinomata, ma Bruxelles si trovano ristoranti da tutto il mondo: asiatici, africani, tapas bar, brasseries francesi, birrerie tedesche e (ottime) pizzerie italiane. Sono per lo più ristoranti a conduzione familiare di immigrati, che si portano dietro un bagaglio genuino di odori e sapori. E poi, anche se non sono all’impepata, le cozze belghe sono deliziose e con le patatine ci stanno da Dio.

Tanti accusano prezzi alti e bassa qualità, soprattutto di cibo e affitto. Francamente non mi sembrava di spendere tanto di meno quando vivevo a Roma o a Milano, ed anche lì le mie amiche siciliane e pugliesi si lamentavano di come da loro tutto costasse la metà e fosse buono il doppio. Ovvio che al supermercato vip in pieno quartiere Europeo anche il sale è a peso d’oro. Ma a Bruxelles abbondano ottimi discount  e, girando per il mercato di Midi domenica verso mezzogiorno, si trovano frutta e verdura fresche quasi regalate.

Già dopo poche settimane, Bruxelles acquista un’aria familiare. Non è affatto difficile ritrovarsi, che sia per rimpiangere la patria lontana o per rallegrarsi di essersene andati. I punti di incontro poi, sono sempre quelli e ben noti, quindi chi aborrisce come la peste i connazionali sa benissimo come evitarli. Spesso poi capita di incrociare vecchie conoscenze: seduta due file avanti a me ad una conferenza, ho ritrovato una compagna di classe delle elementari. Per i nostalgici dei sapori casalinghi, nei negozi si trova davvero di tutto: dai cetriolini polacchi ai cereali russi, dal formaggio bulgaro alla marmellata finlandese. Noi italiani, che rimpiangiamo sempre ed immancabilmente il cibo di casa, gioiamo al vedere sugli scaffali i nostri biscotti preferiti da inzuppare nel caffelatte del mattino, il grana per la pasta o le pappardelle all’uovo. C’è perfino la semola rimacinata, volendo impastare a mano la focaccia pugliese.

E per chi proprio non sa adattarsi alle dimensioni ridotte e un po’ provinciali di Bruxelles, un’ottima notizia: in poche ore (e con pochi euro, prenotando in anticipo) si può facilmente evadere verso Parigi, Londra, Amsterdam e la Germania. Mica poco.

Barbara Zamboni

Un’altra visione di Bruxelles: Belgio, il Paese degli Azzeccagarbugli

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