Beirut: I love you?

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Lì dove tutto si incrocia: religioni, lingue, interessi e affari. Dal cuore del Medio Oriente, parte, con questo post, il blog di Francesco Pulejo da Beirut

“Beirut, I love you” è il titolo di un libro della scrittrice libanese Zena El Khalil, in cui l’autrice dichiara il proprio amore profondo e viscerale per la sua città, nonostante le guerre, gli attentati, il perenne stato di instabilità in cui costringe a vivere i suoi abitanti. Ho letto il libro, mi ha colpito e spesso sorpreso: da un anno vivo a Beirut, e devo confessare che il mio rapporto con questa città è controverso e difficile, non propriamente un rapporto d’amore.

Non conosco un solo straniero come me che non ne sia allo stesso tempo attratto e disgustato, che non ne maledica il traffico, lo smog, i cantieri onnipresenti, la continua ostentazione di ricchezza vera o presunta dei libanesi, la situazione di incertezza politica che la tiene sempre sull’orlo del baratro di nuovi scontri, ma che allo stesso tempo non ne apprezzi la vitalità, l’intreccio di culture, la tolleranza, il sole, i tramonti sul Mediterraneo.

Continuamente i libanesi mi chiedono, per strada, negli uffici, nei negozi, se mi piace la loro città. Io, che faccio fatica a mentire, me la cavo con un “è interessante”, che li lascia sempre un po’ spiazzati. Ma è la verità.

 

Come si può trovare bella una città che, vista dall’alto, sembra un’accozzaglia di palazzi di cemento armato accatastati uno sull’altro, con una perenne nube tossica che la sovrasta? Ma allo stesso tempo come si fa a non restare affascinati dalla storia di questo posto? A non riconoscere il passo delle civiltà camminando per il centro, in cui antiche chiese bizantine si affiancano a moderne moschee e rovine romane assediate dal cemento di nuovi edifici in costruzione? Come si può non fermarsi a guardare con sgomento i palazzi crivellati di colpi che ancora resistono in piedi, abbandonati, lugubre ricordo di una guerra civile durata 15 anni?

Stare a Beirut è sentirsi al centro di qualcosa. E’ la sensazione che si prova vivendo nei luoghi che hanno fatto la storia recente del nostro mondo.

Per questo, nonostante la fatica quotidiana di vivere in questa città, non posso che domandarmi, ogni giorno, perché ancora ci sto. Forse lentamente, impercettibilmente, inconsciamente, mi sta iniziando a piacere

Beirut: I love you?

Francesco Pulejo

di Francesco Pulejo, foto Barbieri/Fabbi 2012

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