Bolzano, i rifugiati cantano e ballano per ringraziare la città

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Museion, il museo d’arte contemporanea di Bolzano è uno spazio aperto. Grazie al suo “passage”, grazie a chi lo gestisce e grazie alla sua connessione wifi gratuita. Proprio quest’ultima raduna da mesi decine di richiedenti asilo che quotidianamente sfruttano la “rete aperta” per comunicare con familiari e amici sparsi per il mondo. Nonostante lo “spazio aperto” è impossibile non notare la barriera invisibile che separa questi ragazzi dal resto della cittadinanza e, a dire il vero, anche dai “compagni di sventura”.

Gli organizzatori di Transart hanno quindi deciso di coinvolgerli nella festa inaugurale dell’edizione 2015 e questa sera (9 settembre), dopo le 19, si potrà assistere al risultato finale. Nel video, registrato durante le prove potete godervi un assaggio, ma lo spettacolo di questa sera riserverà altre sorprese. E’ stato intitolato “Ardadioungo” che in lingua wolof significa “Hallo, Ciao, sono qui”.

L’evento darà quindi la possibilità a richiedenti asilo di presentarsi alla città e viceversa. Il compositore Eduard Demetz è stato incaricato della creazione dell’evento, ma il risultato è figlio di una partecipazione diffusa: “Ho capito subito che dovevo spogliarmi della veste da compositore, mi sono accorto che non funzionava e che dal punto di vista del messaggio era molto più coerente lasciare che i ragazzi scegliessero come presentarsi, selezionando lo stile preferito, io mi sono preoccupato di organizzazione e coordinamento. Vengono quasi tutti dall’Africa occidentale, ma spesso parlano lingue diverse, ma canzoni che hanno scelto, le hanno cantate e ballate tutti insieme. Devo dire che l’iniziativa ha riscosso un grande successo, ci hanno già chiesto repliche anche fuori da Bolzano per i prossimi giorni”.

Il risultato è effettivamente stimolante: un mix di canti, danze, percussioni e divertimento, che, come si può osservare nel video, finisce, però, insieme all’esibizione. Un attimo dopo tutti sono tornati ad abbassare la testa verso i loro smartphone, tanto che viene da chiedersi se i problemi del futuro non saranno collegati all’innovazione tecnologica più che all’incontro tra popolazioni con culture diverse. Forse da tutte e due, forse da nessuna, ma l’esperimento di Transart mostra come tutto si possa osservare quanto ci circonda da una prospettiva diversa, confrontandosi con una realtà che ridimensiona le paure e genera ottimismo.

L’inaugurazione di Transart di prevede molti altri eventi. Qui il programma completo.

Massimiliano Boschi

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