Silenzio, natura e mistero: guida a dieci borghi fantasma

Anche i fantasmi hanno i loro rifugi e poco amano essere ammirati e notati. È per questo che negli ultimi anni hanno abbandonato i borghi fantasma famosi per rifugiarsi in quelli più piccoli, dispersi e nascosti dove possono godersi la tranquillità. Ma noi, seguendo tracce segrete, siamo riusciti a stanarli e a creare un itinerario nascosto. Esistono piccoli borghi in Italia, fuori dai circuiti più battuti, fatti di silenzio e storia tracciata su mura abbandonate. Si parte dal Centro, ma si potrebbe partire da ogni punto, perché questo è un viaggio dell’anima.

 

Borghi Fantasma: Celleno Vecchia sullo sperone di tufo

Ruderi di Celleno (foto di Sandro Bonfigli)

Siamo nel Viterbese, su uno sperone di tufo tra Orvieto, Bagnoreggio e Ferento. In questo spaccato di origine etrusca, vince il silenzio e riemerge la storia, quella antica e quella moderna. Un destino sfortunato tra epidemie, terremoti e frane ha spinto gli abitanti ad abbandonare Celleno Vecchia negli anni Trenta del XX secolo, ma il recupero del Fai ha permesso di ridare dignità alle mura e all’antico castello che un tempo erano la sua anima.

Qui si ha la netta sensazione che ci sia una non morte, una non fine: tutto appare sospeso, a indicare che anche la morte stessa se ne è andata. Si accede al borgo da un ponte scenografico che conduce nella piazza principale (Piazza del Mercato) circondata dalla Chiesa di San Donato, la Chiesa di San Carlo e il Castello Orsini. Per godere ancora di più del silenzio e della natura vi consigliamo di arrivarci attraverso un percorso Cai che parte da Sant’Angelo (paese delle fiabe per via dei murales che caratterizzano le mura del paese), tocca Roccalvecce e arriva a Celleno vecchia.

 

Borghi Fantasma: Monterano tra Ben Hur e Brancaleone

Monterano

Se vuoi incontrare Ben Hur, Brancaleone che va alle crociate e il marchese del Grillo allora devi andare a Monterano. Siamo sempre nel Lazio, in provincia di Roma e questi ruderi sono stati scelti per famosi set cinematografici.  Alla fine del Settecento, durante i turbolenti anni della Repubblica Romana, il paese già devastato dalla malaria, viene praticamente distrutto durante gli scontri tra i sostenitori del Papa e i giacobini francesi, protettori della Repubblica.  Da quel momento in poi il borgo, tra i monti della Tolfa e il lago di Bracciano, è rimasto disabitato. Ma ogni strada e ogni rovina parlano di un passato glorioso.

La chiesa di San Bonaventura e la Fontana ottagonale antistante sono frutto del genio del Bernini.  Resistono, in tutta la loro magnificenza, i ruderi del Palazzo Baronale Altieri-Orsini. Ma ciò che più colpisce è la presenza di monumenti costruiti in epoche diverse in un insolito e suggestivo connubio architettonico e paesaggistico. Si possono così ammirare costruzioni di epoca etrusca,, come i sepolcreti  alla base del colle e trasformati successivamente in cantine, accanto a imponenti manufatti di epoca romana, come l’acquedotto, fino a quelli medievali o rinascimentali. Una stratificazione storica e antropologica che non può lasciare indifferenti.

 

 

Borghi Fantasma: Frattura Vecchia con lupi e orti

 

Se si vuole vedere il lupo passeggiare indisturbato sugli speroni di roccia, bisogna andare a Frattura Vecchia, Siamo in Abruzzo, provincia dell’Aquila, nel comune di Scanno. Qui il tempo si è fermato a 100 anni fa: tutto è rimasto immobile e immutato, anche alcune pentole lasciate lì di tutta fretta dagli abitanti che sono fuggiti dal violento terremoto del 1915. Il sisma fece 120 morti, molte erano donne e bambini: gli uomini lavoravano per lo più all’estero. Da allora Frattura è diventato un paesino fantasma. Negli anni alcune abitazioni sono state ristrutturate, alcuni orti sono rinati ma ormai la vegetazione ha preso il predominio di tutto il territorio e ha reso il borgo un luogo malinconico ma anche molto suggestivo.

All’ingresso dà il benvenuto una piccola chiesa, ristrutturata e alcune volte aperta al culto. Il resto è silenzio e vento che batte anche sui piccoli campi coltivati. Ci si arriva in macchina attraverso una strada sterrata, ma la cosa migliore è fare questi 800 metri dalla parte nuova del paese alla vecchia a piedi. Durante il tragitto ci si imbatte in un piccolissimo cimitero che al buio è fatto solo di piccole fiammelle. E’ nel percorso che si possono incontrare i lupi, vedere il lontananza qualche cervo, e godersi un panorama mozzafiato.

 

 

Bergiola (Lu) terrorizzata dal serpente Devasto

Il terremoto ha fatto un’altra vittima: si tratta di Bergiola. Siamo in Toscana, non lontano dalla frazione di Pieve San Lorenzo nel comune di Minucciano, nel Lucchese.  Il borgo, totalmente abbandonato, è sui 550 metri sul livello del mare e si trova lungo una antica via di transumanza.

Viene quasi completamente distrutto da un tragico sisma del 7 settembre del 1920. Da allora nessuno più ci abita, la natura ha preso e il sopravvento e si è diffusa una leggenda, tanto che il posto è diventato pian piano deserto e misterioso. Si narra ancora che il paesino sia ‘abitato’ da un enorme e terribile serpente, chiamato ‘Devasto’. L’animale, dicono gli abitanti intorno, distrugge tutto ciò che incontra e provoca un rumore terribile che si sente anche nei paesi vicini.

A volte arriva fino al cimitero di Pieve San Lorenzo per divorare i cadaveri appena sepolti. A Bergiola si arriva solo in a piedi, ma la passeggiata è piacevole e dura meno di mezz’ora. Un sentiero, una chiesa, un pozzo e tanta vegetazione solo lì a testimoniare che Devasto ha spaventato gli uomini ma non la natura.

 

 

Salci (Pg) teatro di battaglie di papalini e repubblicani

Salci

 

Se volete sentire nell’aria ancora l’odore di scontri di potere, allora dovete andare a Salci. Siamo nel comune di Città delle Pieve, in provincia di Perugia. Questo borgo, oggi abbandonato, è stato teatro di battaglie tra grandi famiglie e fu sanguinosamente conteso tra i potenti  Monaldeschi e i Bandini. Il Papa Pio V ne fece la capitale del Ducato che prendeva il suo nome. Gloria e declino: mai un luogo è stato più caratterizzato da questo binomio. Dopo un grande progetto di bonifica del 1780, nel 1860 divenne parte dello Stato italiano. Da allora il luogo tornò alla vita con le botteghe, una locanda, un ufficio postale, una drogheria e una chiesa. Fino alla metà del secolo scorso Salci contava circa 1500 abitanti. Poi ha cominciato a spopolarsi.

L’ultimo residente fu un prete e dopo la sua morte è cominciato il declino e l’abbandono. Negli anni ’90 del secolo scorso se ne era iniziato il ripristino, grazie alla concessione di fondi europei, ma i lavori non sono mai stati portati a termine. Ma entrare nel borgo è ancora un viaggio fantastico: si accede attraverso la Porta di Orvieto che ha sopra un’elegante merlatura guelfa nella quale troneggia lo stemma dei Bonelli. Si arriva in una larga corte, Piazza dei Crescenzi, intitolata  alla storica famiglia baronale romana. Il palazzo ducale chiude il cortile. Una stele ricorda che qui dormì Garibaldi nella sua fuga. Parte dei ciottolato è quello originale, solo che molte case sono sprangate e pericolanti. Qualcuno ha cercato di far rivivere questo borgo, per ora senza successo. Rimane la memoria di un glorioso tempo lontano.

 

Nicastrello (Vv) abbandonata per una vita migliore

Nicastrello foto di Nadia Lucisano

Nicola lo ha abbandonato prima di andare in uno ospizio.  Dal 1976 Nicastrello non è più solo un borgo abbandonato, ma addirittura cancellato. Siamo a Capistrano, in provincia di Vibo Valentia, in Calabria: terra aspra e dura ma che sa anche restituire gentilezza e serenità. Dal quando l’ultimo abitante lo ha lasciato, il paesino resta lì inerme tra i boschi di Fellà, con qualche abitante dei paesi vicini che fargli visita e si prende cura di terreni tolti all’abbandono e restituiti alla coltivazione. Nella parte alta, quasi a protezione, svetta la Chiesa dedicata a San Filippo Neri e Sant’Elena, restaurata negli ultimi anni. Il paesino ha visto anche i suoi anni di splendore.

Dopo alterne vicissitudini il borgo ricominciò a popolarsi verso il 1700, perché qui viveva la manodopera agricola e boschiva che lavorava il contado.  Poi arrivò la vera vita di comunità: una scuola, una farmacia e botteghe alimentari. Infine il declino, l’abbandono e la cancellazione frutto anche delle fughe all’estero per cercare una vita migliore.

 

Borghi Fantasma: Calciano (Mt), il castello, le mura e un cibo delizioso

Ruderi di Calciano da Wikipedia

 

Campi, uliveti, neolitico e necropoli. Benvenuti a Calciano, in Provincia di Matera, Basilicata. Quiete e suggestivi scorci fanno da cornice a questo paese che ha nel castello la sua massima bellezza.  I ruderi di ‘U castidd’, sono i resti del vecchio paese medioevale “Caucium”, “Paese di Pede”, in cui sono compresi una fortificazione, detta castello o rocca, appunto, la chiesa di Santa Maria della Rocca e la cinta di Santa Caterina.  Tutta la fortificazione, che ha origine osche, è perforata da grotte che un tempo, non troppo lontano, erano abitate, come accadeva nei bellissimi Sassi di Matera. La chiesa, diroccata, è di origine normanna e ha una struttura abbaziale.

Il luogo è considerato la porta di ingresso del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane. Prima o dopo la passeggiata non potete perdervi le specialità del posto: le lagane con fagioli o ceci, gli ‘grummuridd’, involtini di agnello e capretto,  a ‘uppdegn’, pannocchia cotta in acqua e sale, e la ‘rafanata’, deliziosa frittata con rafano. Calciano è anche considerata la città del miele,: dall’acacia all’eucalipto, un nettare tutto da scoprire.

 

 

Borghi Fantasma: Fumegai (Bl)

Fumegai Valentina Gleria dal blog http://www.scattoperscatto.it[/caption%5D

Se siete dei camminatori, anche modesti, e volete vivere dentro un tempo cristallizzato allora siete nel posto giusto, cioè a Fumegai. Cinquecento e più metri di altitudine, sopra il lago di Corlo, vicino ad Arsiè, nel Bellunese. Le abitazioni di questo luogo sospeso nel tempo hanno le porte aperte, sono semidiroccate ma all’interno hanno stoviglie, stufe, sedie fracassate, un grande camino, letti sfasciati e masserizie sparse. Con molta probabilità sono le cose lasciate da un gruppo di hippie che negli Anni Settanta ha provato a far rinascere il paese per poi abbandonarlo di nuovo.

Se si continua il percorso si incontra una fontana del 1900 e poi ancora edifici con accatastati vecchi attrezzi. Tutti hanno la stessa struttura: piano giorno sotto, con camino e cucina e piano notte sopra. Per accedere alle stanze da letto, per lo più, si passa attraverso una scala esterna. Il borgo nasce intorno al 1800. Il primo abbandono avviene un secolo dopo: gli abitanti sparirono pian piano. I giovani cercarono fortuna altrove, i bambini con loro e gli anziani morirono. Poi un sussulto di vita negli anni Sessanta per tornare al silenzio e all’oblio alla fine degli Anni 80. Quando si va via si ha la sensazione di essesi intrufolati nella vita di persone che improvvisamente si sono volatilizzate lasciando posto solo alla natura e alla quiete.

 

Borghi Fantasma: Reneuzzi (Al), tutto nasce da una tragedia amorosa

Cosa hanno in comune i lombardi con i saraceni? Reneuzzi. Si tratta di una frazione disabitata del comune di Carrega Ligure, in provincia di Alessandria, situata in alta val Borbera, a 1.075 metri. La leggenda narra che questo posto sia stato costruito dai boscaioli della vicina regione o da persone che fuggivano dai saccheggi saraceni. L’unica certezza è che il luogo dove sorge, in un versante dell’Antola, a un’altitudine di mille metri, è alquanto inospitale. L’altra è che una volta era vivente, con una scuola, 200 abitanti, una chiesa e una taverna.  Completamente abbandonato nel 1961, tra rovi, ruderi, muri crollati e paretarie, gira ancora oggi una leggenda legata alla scomparsa dei suoi abitanti. Tutto gira infatti intorno a una tragedia amorosa.

Siamo nell’immediato dopoguerra e una ragazza, che vuole spiccare il volo, decide di lasciare il suo fidanzato. Lui non la prende bene: rapisce la ragazza e si toglie la vita. Tutto il paese si mette a cercare i  giovani: il corpo di lei viene trovato immediatamente, forse colpito da una roncola. I cadavere di lui viene scovato molte settimane dopo. Qui entra in gioco la leggenda. Si racconta che il fantasma di lui comparisse in paese e spaventasse gli abitanti che, terrorizzati, mano a mano lasciarono il borgo in cerca di una nuova vita.

 

Borghi Fantasma: Villaggio Asproni (Ca), la miniera e lo spettro del sindaco

Alla fine dell’800 l’ingegnere Giorgio Asproni, uno dei pionieri dell’industria mineraria sarda, acquista una miniera vicino Iglesias, nel sud della Sardegna. Seddas Moddizzis è insieme miniera e villaggio, azienda agricola e polo di sviluppo industriale. Lì si lavora, molto, e si vive e ci si abita. Come ogni altra realtà del genere, anche il Villaggio Asproni diventa una sorta di curtis: ufficio postale, scuola, cantine e qualche bottega. Nascono anche case coloniche, affidate ai dipendenti che si occupano della coltivazione della terra e della produzione di legname boschivo. Con la crisi del comparto e lo spopolamento dell’Isola anche questo Villaggio, oggi, rappresenta solo i tempi andati.

Ma questa architettura industriale malmessa e diroccata testimonia vecchie glorie e antiche fatiche. Con un po’ di immaginazione tra le piccole vie e nei grandi edifici si può ancora ascoltare e vedere il rumore di carrelli sui binari che trasportano il materiale, il suono dei macchinari e il vociare dei minatori. Giorgio Asproni muore  nel 1936, nella villa al centro del suo villaggio. Come ogni borgo desolato che si rispetti, anche il Villaggio Asproni ha un fantasma. Stando ad alcuni racconti popolari, qui appare lo spettro del Cavalier Toro,  personaggio importante di Gonnesa nei primi del Novecento. Vince le elezioni a sindaco il 23 Luglio 1899.

Il Cavaliere cercò di soffocare, con la forza, alcune rivolte popolari dovute al malcontento degli operai. Durante l’intervento della forza pubblica ci furono tre morti, venti feriti e più di 200 arrestati, tutti minatori. Da quel momento la memoria del cavaliere si è persa ma il suo spettro ritorna tra i ruderi a cercare una pace che non ha mai avuto in vita.

 

 

 

Denise Faticante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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