Cartoline da Varanasi

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Nell’ultimo mese passato in India non avevo la disponibilità di una connessione internet veloce. Ora sono tornata a casa ma i ricordi e le sensazioni sono vivide e perciò ho deciso di raccontarvi con alcuni pezzi le mie ultime avventure indiane. Sarà una successione di eventi, così come li ho vissuti e così come la mia mente li rievoca. Vi avevo lasciati con il racconto del festival di Ganesh, ora vi porterò con me tra le strade e le emozioni di Varanasi.

Che cosa è Varanasi? Perché esercita tanto fascino? Che atmosfera si respira? Tanto si è scritto su questa città. Chiunque voglia trovare informazioni può disporre di una vasta letteratura. Perciò ho deciso di raccontarvi alcuni momenti, cercando di dare voce alle mie sensazioni per lasciarvi una sorta di cartoline.

Ogni sera, al calar del sole, sul Dasawamedh o Main Ghat e Assi Ghat ( ghat, in Hindi significa gradino. Qui indica la serie di gradini che scendono verso la riva del fiume) viene celebrata la Ganga Arati ovvero la preghiera indù di adorazione del sacro fiume Gange. I Bramini eseguono un cerimoniale con incenso e fuoco con dei gesti che sembrano una danza al suono di canti provenienti da autoparlanti. Molti fedeli assistono al rito, incuranti dei turisti. Benché si tratti di un rito importante, l’atmosfera non è certo composta e di raccoglimento. A parte poche persone che seguono il rito assorti dalla preghiera, la maggior parte degli indiani presenti, sembra sia come al cinema. Si siedono sulle gradinate, incontrano gli amici con i quali si intrattengono. I cellulari suonano in continuazione e non è di certo un problema rispondere. Comperano pop-corn e dolci dai venditori ambulanti e nessuna stranezza se a un certo punto passa qualche manovale che trasporta cemento tra la folla. Ma nel momento della benedizione tutti interrompono le loro faccende per avvicinarsi al fuoco sacro acceso dal bramino. A quel punto la luna ha già fatto capolino nel cielo e la sua luce riflessa sull’acqua è uno spettacolo magico.

Varanasi è sede della Benares Hindu University, una delle più importanti del paese e per questo la presenza di studenti è elevata. Mentre la città vecchia si affaccia sul Gange, la città nuova si espande veloce e si riempie di giovani in t-shirt e jeans, scarpe sportive, tablets e cuffie, capaci di parlare un inglese perfetto con sogni di successo. Accorrono per assistere alla preghiera serale, vanno al tempio con devozione e molto probabilmente un giorno sposeranno qualcuno che i genitori avranno scelto per loro. È anche questa l’India del futuro.

La bicicletta è il mezzo di trasporto per eccellenza a Varanasi. Il suo utlizzo è veramente diffuso in confronto alle altre città che finora ho visitato. Non sono solo gli studenti a farne uso ma anche trasportatori di ogni genere. Ho visto trasportare chili di carbone e di legna (il commercio del legno è il più importante a Varanasi. È infatti la materia prima delle pire per la cremazione dei corpi). Rikshow, guidati da uomini sottili, portare persone in evidente sovrappeso. Ma anche qui il traffico rimane infernale e attraversare la strada è come giocare alla roulette russa.

Il sole sorge presto a Varanasi. Alle cinque del mattino il cielo è rosa cipria e dona una parvenza ovattata e delicata alla città. È questo il momento migliore per uscire in barca e osservare in silenzio la città affacciata sul Gange. Si comincia da Assi Ghat, con il Gange view, storico hotel meta di scrittori e studiosi (persino Tiziano Terzani amava alloggiare qui). Per poi procedere verso il Main Ghat. La città scorre come in un film: persone che si bagnano e pregano, meditano, si lavano e donne che fanno il bucato. Si arriva poi ai ghats delle cremazioni dove il fumo delle pire è alto. Qui l’atmosfera cambia, si fa densa e non si può fare a meno di abbassare lo sguardo. Si scende poi dalla barca per tornare a piedi attraverso le viscere di Varanasi. Un dedalo di vicoli stretti e bui. Cataste di legna, venditori di chai (bevanda tipica di the e latte), cibo di ogni genere e ghirlande di fiori. Templi, vacche e cani, fogne a cielo aperto, gente che dorme, altra che prega. Odore acre di fumo, puzza di escrementi di vacca e spazzatura mescolate a quello aromatico dell’incenso e dolce del gelsomino. Tutto a Varanasi è contraddizione. Oppure è solo il mio occhio che la vede così. Perché in fondo, il bello e il brutto, il piacevole e il ripugnante, la puzza e il profumo, la vita e la morte sono elementi del mondo che convivono quotidianamente nella realtà umana.

Il mio soggiorno a Varanasi non avrebbe avuto un sapore così speciale se non avessi soggiornato nella guest-house del Centro Risorse India (http://www.cr-india.it/ita/). Una struttura bellissima in cui si respira un’atmosfera speciale e ci si sente davvero a casa. Lo staff è di una gentilezza e accoglienza unica e si possono incontrare molte persone che hanno sempre storie di vita interessanti. A tutti loro va il mio augurio speciale per quello che verrà.

Sara Cogliati

 Leggi il viaggio di Sara in India

 

Ti potrebbe interessare