Ombres di Christian Boltanski: l'opera d'arte è un'ombra al museo Burel di Belluno

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Il Museo Burel è un piccolo centro di arte contemporanea fondato nel 2019 dalla curatrice Daniela Zangrando nel centro di Belluno, in via Mezzaterra 49. Sabato 5 febbraio in questo spazio grande quanto una stanza si inaugura la mostra Ombres dell’artista concettuale francese Christian Boltanski, scomparso nel 2021.

In esposizione una sola opera, che dà il titolo alla mostra: Ombres. Si tratta di un’ombra. Un contorno incerto, una figura evanescente, impalpabile. Una presenza che si lascia intravedere se illuminata, avvalorando la sua transitorietà, il suo esser sulla soglia di una sparizione che avverrà da un momento all’altro. È un punto, minimo. Tutto il resto è nerezza, e niente.

La mostra – realizzata grazie alla collaborazione del Museo S.M.A.K., di Collezione Agovino e di Banca Prealpi SanBiagio, e con il supporto di Assicurazioni Generali di Belluno Piazza dei Martiri – inaugura sabato 5 febbraio alle ore 18 ed è visitabile dal 6 febbraio al 13 marzo. Info su http://www.burel.org.

Ombres, un’opera concepita nel 1986

Ombres era stata concepita e realizzata da Boltanski nel 1986 per Chambres d’Amis – pionieristica mostra curata da Jan Hoet che aveva visto coinvolti più di cinquanta artisti chiamati a confrontarsi con altrettante abitazioni private della città belga di Gent. Nel nuovo allestimento bellunese, l’opera è destinata ad esser guardata dall’esterno e fa la sua comparsa sulla vetrata del Museo Burel, esponendosi alla città e ai suoi abitanti. Nel catalogo della mostra Chambres d’Amis Jan Hoet racconta di come il museo, decidendo di operare nelle abitazioni private, avesse instaurato con i proprietari delle case e con la città un “prudente lucido flirt”, uno di quelli in cui ci si lascia un po’ andare senza conoscerne a priori le conseguenze. La stessa cosa fa Museo Burel.

Museo Burel, un anno nel segno dell’Anguana

La mostra Ombres chiude il secondo anno di programmazione del Museo Burel, il 2021, che ha avuto come filo conduttore quello del personaggio fluido dell’Anguana, personaggio mitologico della tradizione veneta simile a una strega, difficilmente inquadrabile in un genere definito e unico. Facendo i conti con la problematica legata alle limitazioni legate all’epidemia di Covid-19 e alla chiusura dei musei, l’anno è iniziato con la diffusione sonora di una traccia dell’artista Ragnar Kjartansson nella via, per poi ribadire la propria presenza in città con Cara e con Mantra for a City, con le mostre personali degli artisti Sohrab Hura, Luca Francesconi e Perla Sardella, e infine con l’evento Christmas Cheers, in un continuo gioco di ammiccamento al contesto e di scambio con le sue realtà, nel tentativo di render sempre più porose le pareti del museo e di interrogarsi sul proprio ruolo.

Ombres di Christian Boltanski, si legge in una nota del museo bellunese, è un altro tassello che va ad aggiungersi a questo flirt con la città, senza nessuna previsione definita, ma nella convinzione che un museo possa fiorire solo abbattendo la separazione che c’è tra il museo stesso e il mondo esterno.

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