Cyfest 15, il festival di media art sbarca alla Giudecca con mostre e performance
Il festival di media art Cyfest, fondato nel 2007 e organizzato da Cyland Foundation, torna a Venezia con la 15esima edizione. Il tema è Vulnerability: attraverso la cooperazione tra arte e linguaggi visivi, tecnologia e scienza, la mostra mette in luce la vulnerabilità e la fragilità dell’essere umano e del contesto naturale e cibernetico che lo circondano. L’evento veneziano si inserisce in un percorso “nomade” che ha toccato Yerevan e Miami, nel 2023, e nel 2024 proseguirà, dopo Venezia, a New York.
Dopo la preview per la stampa dal 15 aprile, l’inaugurazione per il pubblico è prevista il 19 aprile 2024, in una serata di apertura con la performance di Nao Nishihara. Il 22 aprile è in programma il panel “Vulnerability” che riunirà pensatori e professionisti di fama internazionale di varie discipline (arte, scienza, tecnologia, economia e design) per discutere del valore della vulnerabilità. Mostre ed eventi proseguiranno fino al 30 agosto e saranno ospitati da Crea – Cantieri del Contemporaneo (Giudecca 211-b).
L’obiettivo del festival è quello di promuovere il dialogo tra linguaggi visivi e culture tecnologiche, esplorando varie modalità di cooperazione e condivisione tra professionisti dell’arte e le comunità scientifiche. Cyfest riunisce artisti, curatori, educatori, ingegneri, programmatori e attivisti dei media di tutto il mondo per dare vita a una piattaforma per la mappatura, la mediazione e la documentazione della new media art.
Anton Vidokle, Cosmist Aesthetics, lecture, 2021. CYFEST 13: Cosmos & Chaos, 2021. Photo: Mikhail Grigoriev
Il programma prevede installazioni, performance e contenuti discorsivi. Tra le proposte principali troviamo il progetto multidisciplinare Drop Tracer di Tuula Närhinen, che affronta le azioni non umane e la relazione tra le immagini e il mondo naturale. Le pelli coltivate da batteri di Ann Marie Maes indagano il potenziale scultoreo dei materiali organici e le interfacce tra l’umano e il non umano, il macroscopico e il microscopico.
Tra i pionieri della Science Art, il collettivo Where Dogs Run esamina i termini degli insiemi di Mandelbrot espressi attraverso pattern di maglieria in un’installazione performativa dal vivo. Mariateresa Sartori, attraverso la tecnica del frottage, dà valore alla geologia inedita e getta luce sulla storia poco conosciuta della cava di Rosà (Vicenza).
L’installazione multimediale di Elena Gubanova e Ivan Govorkov ricrea il concetto di “densità temporale” sviluppato dall’astronomo sovietico Nikolai Kozyrev. La mostra presenta anche i monotipi Re-Pressions, esposti solo in rare occasioni, dall’artista armeno Samvel Baghdasaryan (1956-2017), le opere di videoarte sperimentale di Fabrizio Plessi, le sculture in tessuto gonfiabile di Irina Korina, gli oggetti architettonici e urbanistici realizzati con LED riciclati da Alexandra Dementieva, la nuova installazione di Anna Frants e molto altro ancora.
Questi gli artisti ospitati da Cyfest 15: Samvel Baghdasaryan, Ludmila Belova, Max Blotas, Alexandra Dementieva, Alexey Dymdymarchenko, Yvetta Fedorova, Anna Frants, Elena Gubanova & Ivan Govorkov, Irina Korina, Natalia Lyakh, AnneMarie Maes, Phill Niblock & Katherine Liberovskaya, Tuula Närhinen, Nao Nishihara, Fabrizio Plessi, Mariateresa Sartori, Monica Naranjo Uribe, Where Dogs Run.
Foto di copertina: Where Dogs Run, Faces of Smell, Interactive installation, 2012. CYFEST 15: Vulnerability, 2023. Photograph by Ann Prilutskaya