Per non dimenticare: dentro lo Yad Vashem

La memoria, un patrimonio da difendere. In molti campi, sempre più messa all’angolo, disprezzata. Eppure capiremmo molto meglio cosa  siamo,  se la usassimo. Per ricordare lo sterminio del popolo ebraico nella giornata della memoria 2014, vi riproponiamo un viaggio all’interno del Museo della Storia dell’Olocausto. Ricordare oggi, ieri, domani.

Il Museo della Storia dell’Olocausto è la componente centrale e la più importante di Yad Vashem, il memoriale del genocidio ebraico. Si compone di nove grandi gallerie sotterranee, costruite attorno ad un ampio corridoio centrale modellato in forma di triangolo, come la metà di una stella di Davide, in ricordo della metà della popolazione ebraica mondiale spazzata via durante l’Olocausto.


Fotografie, oggetti personali, diari, manifesti, documenti, testimonianze registrate, pannelli esplicativi: una minuziosa collezione ci racconta e ci descrive nei dettagli la follia del nazismo, l’ascesa dell’antisemitismo, gli orrori della seconda guerra mondiale e del genocidio ebraico. Dopo un paio d’anni trascorsi a studiare, osservare e commentare l’oppressione e i crimini dei regimi dittatoriali arabi, i conflitti etnici e religiosi in Libano e in Irak, o l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, è importante ogni tanto fermarsi a ricordare che noi europei non siamo in fondo per niente meglio, e che anzi siamo stati noi a causare alcune tra le peggiori guerre e i peggiori massacri della storia.

Questo museo è proprio qui per ricordarcelo. Ci mostra i filmati delle marce e dei discorsi hitleriani, del rogo dei libri e dell’invasione della Polonia e della Russia. Ci fa ascoltare le testimonianze personali di tanti ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento. Ci spiega i perversi dettagli delle varie tappe della “Soluzione Finale”, inclusi alcuni aspetti poco conosciuti come l’impiego degli Einsatzgruppen* lungo il fronte orientale o il massacro accelerato degli ebrei ungheresi**.

E non si esime dall’affrontare delle questioni scomode, come l’illusione degli ebrei prima dell’ascesa del nazismo di essersi ormai “assimilati” ed “integrati” nella società tedesca, o la domanda sul perchè gli alleati non bombardarono i campi di concentramento per cercare di bloccare lo sterminio.
Allo stesso tempo il museo celebra e commemora sia l’eroismo di quegli ebrei che riuscirono ad organizzarsi e montare una resistenza, ancorché disperata, contro i disegni di sterminio nazista, nel ghetto di Varsavia e altrove, sia il coraggio dei non-ebrei, tra cui anche tanti italiani, che misero a rischio le loro vite per salvarli.

Non avendo mai visitato i campi di concentramento in Europa orientale, per me è stato molto impressionante vedere dal vivo per la prima volta tutta una serie di oggetti emblematici del genocidio: le casacche a striscie dei prigionieri e le stelle gialle di David con la scritta “Juden”; i manifesti della propaganda di guerra e gli editti di creazione dei ghetti ebraici; e perfino gli stivali di pelle lucida, i berretti con visiera e le fasce rosse con la nera svastica delle uniformi naziste.
E’ bene tenere a mente che il genocidio viene qui ovviamente raccontato da un punto di vista marcatamente ebraico e israeliano, e l’esposizione si conclude infatti con la dichiarazione d’indipendenza di Israele. Un’enfasi particolare viene messa su certi aspetti tipici della loro narrazione storica, come l’antisemitismo congenito dell’Europa cristiana pre-moderna, i contributi culturali ed economici delle comunità ebraiche alla civiltà europea, il rifiuto e l’indifferenza di tante nazioni del mondo nei confronti degli emigranti ebrei, l’eroismo dei partigiani ebrei nelle foreste dell’Europa orientale, etc.
In definitiva è un museo davvero ben fatto, molto esauriente e istruttivo. Per gli europei che abitano in Israele o in Palestina, è secondo me una visita obbligata.

Quattro Appunti

* Letteralmente “Unità Operative”, gli Einsatzgruppen erano delle forze speciali al seguito delle truppe tedesche sul fronte polacco e russo, incaricare di rastrellare e sterminare immediatamente tutti gli ebrei, i partigiani e i leader politici nei territori appena conquistati. Nel corso della seconda guerra mondiale fecero in totale oltre un milione di vittime.
** Gli ebrei ungheresi vissero in relativa tranquillità e sicurezza fino alla primavera del 1944. In seguito all’occupazione tedesca dell’Ungheria nel marzo del 1944, un’operazione accelerata di deportazione e sterminio causò l’annientamento di più di 400.000 ebrei ungheresi in soli tre mesi.

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