Desiderio Milch, una pietra d'inciampo per lo studente UniPd morto ad Auschwitz

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Desiderio Milch era nato a Fiume nel gennaio del 1923 e studiava Lettere all’Università di Padova. Morì ad Auschwitz ad appena 21 anni. A lui è dedicata la pietra d’inciampo che oggi in occasione della Giornata della Memoria è stata inaugurata di fronte a Palazzo Bo, sede dell’ateneo patavino.

Desiderio era figlio di matrimonio misto e dunque, dopo essersi diplomato al Liceo classico di Fiume, ebbe la possibilità di iscriversi all’Università di Padova nell’anno accademico 1940-41. Quando i tedeschi occuparono il Litorale Adriatico e il Carnaro fu annesso al Terzo Reich, Desiderio e il padre vennero catturati a Fiume dalle SS nel marzo del 1944.  Dopo essere stati condotti al campo di San Sabba, a Trieste, padre e figlio vennero deportati ad Auschwitz e lì uccisi in data ignota.

Alla posa della pietra sono intervenute la rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli e Giulia Simone, ricercatrice del dipartimento SPGI, che ha letto alcune note biografiche su Desiderio Milch.

«Una delle emozioni che provo oggi, la più preponderante, è il bisogno – e la responsabilità – della testimonianza» ha detto la rettrice Daniela Mapelli. «Più passano gli anni da quei momenti terribili, più abbiamo il dovere, e sottolineo il dovere, di ricordarli. A noi stessi, alle future generazioni che andiamo a formare. Soprattutto a loro, ragazze e ragazzi che non solo, ovviamente, non li hanno vissuti, ma che magari non ne hanno neanche avuto testimonianza diretta in famiglia, come invece generazioni come la mia, figlia della rinascita del secondo dopoguerra, ha avuto. Questo salto generazionale deve essere per tutte e tutti uno sprone ancora maggiore a tenere vivo il ricordo di quanto è successo. Anche e soprattutto ora, con gelidi venti di estremismi che soffiano, sempre più forti, in Europa».

La storia di Desiderio Milch nella relazione di Giulia Simone

Pubblichiamo di seguito le note biografiche lette da Giulia Simone, ricercatrice del dipartimento SPGI dell’Università di Padova, in occasione della posa della pietra d’inciampo.

Desiderio, detto Erio, nasce a Fiume il 2 gennaio 1923, da padre ebreo, Emilio (che era originario della Cecoslovacchia) e da madre non ebrea, Valeria Pozder. Desiderio è battezzato a pochi mesi dalla nascita e il padre, Emilio, si converte alla religione cattolica nel 1934.

Desiderio è dunque figlio di matrimonio misto, secondo la definizione di allora; è cattolico e ha cittadinanza italiana. Per tutti questi motivi, Desiderio non è riconosciuto come ebreo dallo Stato italiano, nel momento in cui questo si dota della legislazione antisemita nel 1938. Infatti, può continuare ad andare a scuola. È davvero un bravo studente, tanto che la sua pagella dell’ultimo anno riporta quasi tutti voti dal sette al nove e nell’estate del 1940 consegue la maturità classica a Fiume con ottimi voti. Decide quindi di proseguire gli studi, iscrivendosi all’Università di Padova nell’a.a. 1940-41.

Il suo percorso è dunque in parte diverso da quelli di Nora Finzi, Giuseppe Kroo, Paolo Tolentino, Giorgio Arany, studenti dell’Ateneo di Padova che hanno subito direttamente gli effetti delle leggi razziali e che sono stati censiti, controllati e discriminati dagli uffici universitari. Studenti a cui abbiamo dedicato le pietre di inciampo nel 2018.

Ho detto in parte diverso, perché in realtà, anche Desiderio, comunque, al momento dell’immatricolazione a Padova è comunque costretto a rispondere al censimento razziale e indica che il padre «appartiene alla razza ebraica», secondo la formula usata allora nella scheda statistica di iscrizione. Infatti, per il regime fascista non era tanto una questione di appartenenza religiosa, bensì di appartenenza “razziale”. Desiderio nel 1940, dunque, arriva a Padova e si immatricola alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Nell’Archivio generale dell’Ateneo c’è ancora il suo fascicolo, con numerosi documenti, tra cui una sua foto.

Riesce a sostenere gli esami fino al febbraio 1944, scegliendo anche l’argomento della tesi di laurea: un’analisi del dialetto fiumano, da condurre sotto la supervisione di Carlo Tagliavini, che ha la cattedra di Glottologia. All’esame di Glottologia Desiderio aveva preso un bel 30 e lode. Ed era talmente concentrato negli studi e preso dalla tesi che – secondo il ricordo di un suo amico – pareva quasi non accorgersi della triste realtà che lo circondava.

La situazione, per Erio e la sua famiglia, era infatti cambiata radicalmente a partire dal 10 settembre 1943, quando Fiume e l’intero Carnaro sono occupati dal Terzo Reich e assoggettati all’autorità tedesca. Erio diviene – agli occhi dei tedeschi – in tutto e per tutto un ebreo da perseguitare.

Forse su delazione di un fascista italiano, Desiderio e il padre Emilio vengono arrestati dalle SS a Fiume il 20 marzo 1944 e condotti al campo di San Sabba a Trieste. Da lì Desiderio è deportato il 29 marzo 1944: stipato nel convoglio 25T, è diretto ad Auschwitz, da cui non farà ritorno. Con tatuato il numero di matricola 179600, muore ad appena 21 anni, in data ignota, ma presumibilmente nell’autunno del 1944.

La sua tesi di laurea, forse la cosa a cui teneva di più, fortunatamente non è andata totalmente perduta. È sulla base delle ricerche compiute da questo studente che ha preso vita nel 2011 il Dizionario fiumano-italiano, edito dall’«Associazione libero comune di Fiume in esilio». In tale testo compare proprio una foto degli appunti manoscritti da Desiderio durante le sue ricerche.

Si tratta dunque di un lavoro che lega indissolubilmente Desiderio all’Università di Padova.
Già in passato, in realtà, l’Ateneo ha avuto modo di ricordare Desiderio, innanzitutto dedicando alla sua memoria la laurea ad honorem il 4 novembre 1955.

All’epoca, però (siamo negli anni seguenti alla fine della Seconda guerra mondiale), la questione ebraica non aveva ancora una sua specificità e, in fondo, non era sentita ancora come centrale nel lavoro di ricostruzione, anche morale, dell’Italia. Nonostante l’Università all’epoca non avesse molte notizie e informazioni sulla morte di Desiderio, decide comunque di volerlo ricordare e lo fa inserendo il suo nome nella lapide che riporta l’elenco di coloro che sono caduti per «la difesa della libertà» dell’Italia, formula onnicomprensiva utilizzata per indicare, per lo più, gli studenti dell’Ateneo che avevano operato nelle file della Resistenza. Il nome di Desiderio lo possiamo leggere nella lapide qui dietro, dentro il cortile Nuovo, di fronte alla statua del Palinuro.

Oggi, che il tema della Shoah è divenuto centrale nel processo della memoria storica collettiva, l’Ateneo di Padova con questa pietra di inciampo intende rendere concreto il ricordo di Desiderio. Da oggi il suo nome si accompagnerà così a quello dei sei studenti e docenti uccisi nei campi di sterminio, vittime del progetto totalitario nazi-fascista.

Giulia Simone
Dipartimento SPGI – Università di Padova

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