"Chi nasce in Italia è italiano". Il primo intervento in aula di Egi Cenolli, consigliere extracomunitario di Padova

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Chi nasce in Italia è italiano. In fondo non è difficile come concetto. Certo, senza fare i furbi. Cercherò di sfuggire ad una facile retorica (non faccio il politico) ma l’intervento di Egi Cenolli sulla questione della cittadinanza, lo ius soli, mi ha veramente colpito. Egi è la consigliera comunale extracomunitaria di Padova, eletta dopo una votazione a suo modo “storica” (retorica 1, concedetemelo) lo scorso novembre, con quasi 4 mila cittadini extracomunitari al voto. Per alcuni, era la prima volta. La giovane albanese di Tirana (Tirana centro specifica lei), che sta prendendo una laurea qua ed una là, è stato un esempio di concretezza, equilibrio ed efficacia (retorica 2).

Si votava una mozione che con la vita del consiglio comunale di Padova non centra niente: si chiedeva la cittadinanza italiana per chi nasce nel nostro paese. Egi ha colto nel segno. Proviamo ad usare le sue parole. “Sono ben conscia che questo è un tema che dovrà affrontare il parlamento, e so altrettanto bene che il valore di una mozione, votata in un consiglio comunale, è puramente simbolico. Ritengo però giusto che se ne parli, che ci si confronti, che si approvi questa mozione – ha detto Egi – Il valore sarà anche solo simbolico ma penso che uno dei modi per arrivare al diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia sia quello di fare una costante, continua e sana pressione su chi deve fare questa scelta. Il contributo di ognuno di voi, ovvero il voto favorevole su questa mozione, può sembrare una piccola goccia in mezzo al mare. Ma può essere sempre quella goccia che scaverà la roccia”.

Poi, in poche parole, il pensiero che non si può non condividere. “Dare la cittadinanza ai ragazzi nati in Italia è doveroso, sacrosanto. Non darla, in fondo, è discriminarli, metterli in una posizione svantaggiata rispetto ai ragazzi con i quali condividono la loro esistenza. Ragazzi che si sentono uguali fra loro, senza nessuna differenza, se non quella prevista dalla legge italiana che privilegia lo ius sanguinis”. Qualcun’altro di importante lo aveva detto, e infatti Egi se ne è ricordata. “Più di tutto possono valere, ed è sempre l’occasione giusta per ripeterle, le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri – ha detto -Negarla è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione». Chi è nato in Italia deve essere italiano”.

Seguono esempi di altri paesi europei e una buona dose di buon senso: si richiede un ius soli temperato, non secco.  Ovvero: evitare distorsioni. “Qualcuno dice che i loro genitori devono essere persone con residenza stabile in Italia, magari un lavoro, pagare le tasse. Sono d’accordo: nessuno vuole un flusso incontrollato di persone che vengono a partorire in Italia solo per dare al loro figlio la cittadinanza”. Egi poi conclude. “Ma qui stiamo parlando d’altro: stiamo parlando di centinaia di migliaia di ragazzi che già sono italiani. Vivono questo paese, i suoi usi, i suoi costumi, le sue tradizioni, dal momento della loro nascita. Sono italiani per tutti, tranne che per la legge. E’ ora di cambiarla e di riconoscere uno stato di fatto già palese. E’ ora di dare loro pieni diritti”.

Volevo dirlo con parole mie, ho usato le sue. Suonavano meglio. Combattiamola questa battaglia per la cittadinanza.

E.A.

P.s. Unica nota stonata, parere personale ovviamente, la presenza di tanti bambini figli di stranieri in aula. Ragazzi anche di 4, 5 anni. Con in mano cartelli con scritte di cui loro non sanno il significato. Fotografati in tutte le pose e postati su facebook (non si potrebbe, fra l’altro). I bambini non vanno mai strumentalizzati. Neanche per una buona causa. Anzi, soprattutto se la causa è buona.

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