Francesco Fiore, da Padova2020 a Venetex, la moneta virtuale per le aziende

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Non più di 10 giorni fa, il suo addio al posto in consiglio comunale, come capogruppo di Padova2020. Francesco Fiore lasciava così la sua creatura, non senza sofferenza, come dimostrato in una lunga lettera aperta. Non meglio precisati motivi di lavoro non gli avrebbero più permesso di occuparsi attivamente del suo movimento. Qualche giorno d’attesa ed ecco svelato l’arcano: Fiore è l’amministratore delegato del nuovo Circuito Venetex, la nuova moneta virtuale per incentivare lo scambio di beni e servizi fra aziende, che verrà presentata lunedì 18 aprile a Padova.

Ma chi è Francesco Fiore? Questioni di punti di vista. Per molti, nel partito democratico, è uno dei motivi della sconfitta di Ivo Rossi contro Massimo Bitonci, per altri un innovatore della politica padovana che meritava miglior sorte. Siamo nel maggio 2014, quando al primo turno delle comunali Fiore raccoglie 11.004 voti, 9,91% dell’elettorato, con il suo movimento dal basso, ambientalista, fondamentalmente di sinistra, Padova2020. Ma questa è solo la parte finale di una vicenda di rottura nata prima, subito dopo le primarie di centrosinistra. Quando Ivo Rossi, candidato strafavorito del Pd, vinse su Fiore con uno scarto risicato. Al terzo posto Alessandro Zan, candidato di Sel. Una grande occasione persa dall’«altra sinistra»: sommando i voti di Zan a quelli di Fiore, l’ambientalista ce l’avrebbe fatta. Ma Zan non ritirò la sua candidatura, di fatto regalando la vittoria al candidato del partito democratico. Lo stesso partito in cui confluì da parlamentare, “tradendo” Sel e tornando al Pd. Ma questa è un’altra storia. Quella di Fiore racconta di un accordo mancato con Rossi (non è il luogo di provare il gioco del “per colpa di chi?”), un’alleanza saltata, l’arrivo al primo turno in ordine sparso. A nulla è servito poi l’accordo per il ballottaggio: la sconfitta del centrosinistra era servita. Anche perché i flussi elettorali (e anche molto scientificamente: a naso) fanno intuire come il popolo Padova2020 non sia andato a votare compatto per Rossi. Ma anche questa è un’altra storia.

Nel frattempo Fiore esordirà nella nuova casacca di amministratore delegato. Ambientalista, innovatore in politica: va infatti riconosciuto come il suo Padova2020, partito “lungo” per le elezioni, è stato un movimento sorprendente alle urne, con un metodo dal basso in realtà più eterogeneo di quanto dimostrasse all’esterno, corteggiato e detestato. Che Fiore abbia costruito una buona macchina è oggettivo: perché fosse vincente, forse, mancava ancora qualcosa.

Francesco Fiore, la sua piccola (auto)biografia

E lui come si descrive? Così come proponiamo sotto. In bocca al lupo per la nuova avventura.

Ho 41 anni e sono nato a Padova. I miei genitori Renato e Maria Grazia, oggi in pensione, sono stati insegnanti di scuola pubblica. Sono sposato con Sara (che mi ha fatto diventare calabrese d’adozione) e padre di 3 bambini, Mattia (8 anni), Claudia (6) e Davide (2). Sono ingegnere, manager in un’azienda di energie rinnovabili. Sono cresciuto all’Arcella, S.S. Trinità, vivendo la profonda trasformazione sociale del quartiere. Ho frequentato il liceo scientifico Curiel, ed ho passato tanti anni all’allora “mitico Tre Pini” nelle giovanili del Petrarca Basket. All’Università ho scelto Ingegneria Chimica Ambientale, perché volevo pulire il mondo. Per lo stesso motivo sono stato volontario in Legambiente e fondatore, assieme ad altri colleghi studenti, del circolo universitario di quest’associazione. A 23 anni ho vinto una Borsa di Studio Erasmus per l’Imperial College di Londra. Dopo tanti anni da quella bellissima esperienza, mi sento ancora di appartenere alla “generazione Erasmus”. Mi sono laureato (109/110), con una tesi stampata su “Carta di Smog”, frutto di un progetto di ricerca europeo, dove la CO2 della cartiera Favini veniva fissata sulla carta invece che finire nell’aria. Ho svolto il Servizio Civile, prima alla cooperativa sociale Polis Nova e poi in Tortuga, negozio del commercio equo e solidale. Lì ho avuto l’occasione di conoscere il gruppo dei fondatori di Banca Etica, un progetto che mi è immediatamente piaciuto e al quale ho aderito, divenendone socio. La mia prima occupazione è stata a Novara, in Novamont, dove mi sono occupato di polimeri biodegradabili dal mais. Allora i miei compagni di corso sceglievano il lavoro in raffineria e nella chimica tradizionale e non capirono la mia strana scelta. Tanti anni dopo alcuni mi avrebbero mandato i loro curricula. Anche da questo mi sono poi convinto che solo cambiando rotta, solo con un nuovo modello di sviluppo, si può risolvere il problema del lavoro che non c’è. Da 15 anni sono manager in aziende della green economy e mi sono occupato di ricerca e sviluppo, commerciale e marketing strategico in diversi ambiti: plastiche bio, solare, idrogeno, pompe di calore, risparmio energetico. Ho vissuto per 8 anni lontano da Padova, lavorando in alcune delle aziende green di punta (Novamont, Nuvera Cells, Robur, Conergy). Nel 2003 sono stato consulente per Regione Lombardia nell’ambito del piano strategico regionale per le nuove attività nel campo dell’idrogeno e delle energie rinnovabili. Sono stato inoltre spesso a Bruxelles maturando un’ampia conoscenza dei meccanismi di finanziamento europei per l’innovazione, lo sviluppo economico di comunità, le smart cities e il risparmio energetico. Ho partecipato in qualità di relatore a diversi convegni in Italia e all’estero. L’ultima mia pubblicazione è stata nel 2012 la redazione di un capitolo del libro “Green 3.0” di Uckmar-Guandalini (Fondazione ISTUD). Oggi sono Direttore Sviluppo Business presso Conergy Italia, una delle principali aziende di fotovoltaico. Mi piacciono le lingue (parlo inglese, francese e leggo il tedesco), il viaggiare lento, ridiventare bambino con Sara assieme ai nostri figli, stare insieme agli amici. E mi piace pensare che cambiare, insieme, si può.

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