Giornate del Cinema Muto di Pordenone, 40esima edizione con Lubitsch e rarità coreane

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Quarantesima edizione per le Giornate del Cinema Muto di Pordenone: il festival, la più importante rassegna italiana dedicata a questo genere, torna in forma ibrida da sabato 2 a sabato 9 ottobre 2021, al Teatro Verdi e in parallelo sulla piattaforma online MyMovies. È Ernst Lubitsch ad aprire la manifestazione: il suo Lady Windermere’s Fan (Il ventaglio di Lady Windermere), uno dei tanti capolavori del regista tedesco naturalizzato statunitense, viene presentato nel nuovissimo restauro del Museum of Modern Art di New York con musiche di Carl Davis, sabato 2 ottobre alle ore 21 al Verdi di Pordenone.

Lady Windermere’s Fan nel nuovo restauro

Nel 1925 quando il film uscì, Lubitsch era arrivato da tre anni in America, su invito di Mary Pickford, e poco più che trentenne era già tra i registi più affermati e pagati di Hollywood. Lady Windermere’s Fan faceva parte di un pacchetto di quattro film che Lubitsch si era impegnato a realizzare per la Warner, dopo aver onorato un contratto con la Famous Players e prima di passare alla Paramount. Tratto dall’omonimo testo teatrale di Oscar Wilde (che avrà in seguito altre trasposizioni cinematografiche), Lady Windermere’s Fan è stato da subito considerato un capolavoro dalla critica: “non tanto commedia degli equivoci, ma dramma degli sguardi e dei sospetti, ambientato in una società ipocrita… E alla fine non c’è nessuna morale, ma solo un sapore amarognolo e fatalista, dietro un’ironia più nera del solito” (Paolo Mereghetti).

Il tono della partitura musicale di Carl Davis per trio, violino, violoncello e pianoforte, evoca lo spirito vittoriano, fine Ottocento, del lavoro teatrale, quando a Londra proliferavano tanti piccoli ensemble di musicisti che arrangiavano liberamente arie d’opera, marce, ballate sentimentali e valzer.

Retrospettiva: sceneggiatrici americane

Le proiezioni al Teatro Verdi di Pordenone iniziano già nel pomeriggio di sabato 2, alle 14.30, con i primi due film della retrospettiva dedicata alle sceneggiatrici americane. L’arte nuova che si stava affermando un secolo fa non poteva non essere arricchita dall’energia creativa delle donne che portavano il loro talento per la narrazione nel mondo del cinema. Molte provenivano dal giornalismo, dalla letteratura, dalla drammaturgia e la crescita vertiginosa dell’industria del cinema forniva ampie opportunità professionali.

Grace Cunard - The Purple Mask (serial) (US 1916-17) di Grace Cunard e Francis Ford - Credit: AMPAS - Margaret Herrick Library, Los Angeles

Grace Cunard – The Purple Mask (serial) (US 1916-17) di Grace Cunard e Francis Ford – Credit: AMPAS – Margaret Herrick Library, Los Angeles

Dal teatro proveniva Grace Cunard, di cui viene presentato un programma con estratti della serie The Purple Mask, co-diretta con Francis Ford. Tra le molte sceneggiatrici la cui opera ha lasciato il segno sul cinema statunitense degli anni Dieci del secolo scorso, Grace Cunard è una delle poche ad aver interpretato i testi di cui era autrice ed è anche una delle poche di quel periodo ad aver scritto sceneggiature di serial. In The Purple Mask Cunard è una donna della buona società che si unisce ad una banda di ladri che rubano per aiutare i poveri: una specie di Robin Hood con mantello viola, mascherina e berretto che lascia sempre la sua sigla sul luogo del misfatto per evitare che vengano incolpati degli innocenti.

La seconda sceneggiatrice del programma di sabato è Agnes Christine Johnston, che nell’arco della sua vita (1896 – 1978) scrisse 84 film, tra cui An Old Fashioned Boy, del 1920, per la regia di Jerome Storm. È un film che all’epoca venne visto da molti come un pericolo per la tradizionale concezione della famiglia perché la protagonista, la ragazza moderna Betty affermava di preferire di allevare cani anziché bambini. Non così fece la sceneggiatrice che non mancò mai di portare con sé il figlio neonato anche in ufficio, come testimoniano alcune foto pubblicitarie. Secondo la Johnston il lavoro la migliorava come madre e come moglie e fa dire alla Betty di An Old Fashioned Boy che “le donne hanno troppa energia creativa per dedicarla unicamente ai lavori di casa. Se si ha una sola cosa da fare si diventa nevrasteniche”.

Auf dem koreanischen Missionsfelde [On the Korean Mission Field] (DE  - 1927) di Norbert Weber - Credit: Korean Film Archive, Seoul

Auf dem koreanischen Missionsfelde [On the Korean Mission Field] (DE  – 1927) di Norbert Weber
Credit: Korean Film Archive, Seoul

La Corea vista dal cinema muto

A seguire, alle 17.30, il primo programma del cinema coreano che dopo gli Oscar a Parasite e al suo regista Bong Joon-ho è al centro dell’attenzione, ma del cui periodo muto rimangono poche testimonianze. Sono quindi di grandissimo interesse i materiali che provengono dalla Cineteca di Seoul, tra cui le riprese del missionario tedesco Norbert Weber, e soprattutto i filmati di Elias Burton Holmes, viaggiatore e documentarista, inventore del termine “travelogue”, ricordato con una stella sull’Hollywood Boulevard, che riprese i funerali dell’ultimo imperatore coreano.

Il programma online, su MYmovies, si inaugura invece con Jokeren (Il Jolly) di Georg Jacoby, sontuoso dramma danese ambientato durante lo sfarzoso Carnevale di Nizza e con un cast internazionale. L’accompagnamento al pianoforte è di Stephen Horne.

Il programma completo sul sito http://www.giornatedelcinemamuto.it.

Immagine di copertina: Ernst Lubitsch sul set – Lady Windermere’s Fan (US 1925) di Ernst Lubitsch – Credit: AMPAS – Margaret Herrick Library, Los Angeles

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