Il popolo giapponese... Costanza e Ostinazione

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Questo post nasce in risposta a Francesco Dendi il quale, commentando l’articolo “Do you speak Japanese?” ha sottolineato che “la costanza e l’ostinazione sono due caratteristiche del popolo giapponese”. Ecco dunque quello che è stato il mio primo “incontro”, per così dire, con questo lato del loro carattere, della loro cultura.

Già prima di partire, quando comunicavo via mail dall’Italia con il laboratorio di ricerca che ora mi ospita, ho subito avuto l’impressione di avere a che fare con delle persone sicuramente gentili, ma anche molto disponibili ed entusiaste a collaborare insieme. Inoltre ho avuto modo di apprezzare, fin da subito, la loro efficienza e precisione.

Come anche Francesco sottolinea nel suo commento, i giapponesi sono l’unico popolo al mondo ad aver superato l’orrore della bomba atomica. Dopo essere stato praticamente raso al suolo dalla Seconda Guerra Mondiale, in pochi decenni il Giappone è riuscito a diventare una delle principali potenze mondiali. Talvolta si parla infatti di “miracolo economico” giapponese. Sono certa che questa loro forza di volontà e determinazione li aiuterà a riprendersi presto anche dal grande terremoto dell’11 Marzo scorso.

Quando dall’Italia abbiamo appreso la notizia del terremoto del Sendai, nonostante fossimo consapevoli che Yonago si trova dalla parte opposta del Giappone, a più di 700 chilometri di distanza, ci siamo subito preoccupati di comunicare loro il nostro supporto e la nostra solidarietà, nella speranza che tutti loro e le loro famiglie stessero bene e non avessero subito nessuna conseguenza. Ovviamente, dal punto di vista lavorativo, ci riservavamo di proseguire la collaborazione solo quando loro lo avessero ritenuto più opportuno, data la situazione. A questa e-mail molto accorata ricevetti una risposta, come sempre piuttosto breve e concisa, ma esauriente, in cui dicevano: “Dear Susi, thank you for thinking of us. Our place had no problem. Only the north east coast of Japan had severe damage but, as you know, we will recover”. “COME SAI, NOI CI RIPRENDEREMO” credo che questa breve frase esprima benissimo quello che è il loro modo di reagire anche ad eventi così disastrosi. L’e-mail proseguiva con la richiesta di alcuni dettagli tecnici sul progetto di ricerca che stavamo concordando insieme e si concludeva con l’augurio che io li potessi raggiungere al più presto. Come se niente fosse successo, o meglio, l’imperativo era comunque quello di andare avanti.

Susi Zatti

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