Inchieste e web 2.0, Al Jazeera alla conquista dell’Africa

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Dare voce a chi non ha voce. Al Jazeera ci riprova, stavolta in Africa. E decide di “colonizzare” anche il Continente Nero, implementando, con i mezzi del web 2.0, dei social network, degli smartphone e dei creative commons, la comunicazione sulle notizie sommerse.
Il progetto si chiama Africa Investigatives ed è nato alcuni mesi fa: sta offrendo ai migliori giornalisti africani la possibilità di perseguire obiettivi investigativi di alto livello in tutto il continente, per mettere la corruzione, lo sfruttamento e gli abusi sotto i riflettori. Per parlarne, finalmente.
Finora, infatti, i giornalisti africani non erano stati messi in grado di perseguire qualsiasi forma di illecito nel Paese. La ragione primaria risiede soprattutto nel fatto che i proprietari dei media sono figure asservite ai potenti che, a loro volta, esercitano un’influenza indebita (finanziaria, aziendale, politica) sull’informazione locale. Un secondo motivo è l’oggettiva pericolosità di questo tipo di giornalismo, in Stati in cui non esistono leggi specifiche di garanzia per i giornalisti sulla libertà di stampa. Infatti, il giornalismo investigativo è una attività pericolosa in cui le minacce, le intimidazioni, i pestaggi, il carcere e la morte sono dei deterrenti assoluti. Con il risultato che, per anni, i giornalisti africani hanno dovuto rinunciare a mettere in gioco le loro conoscenze, accettando che i corrispondenti occidentali raccontassero l’Africa, pur di rafforzare stereotipi duri a morire, compreso quella che vorrebbe l’Africa incapace di svilupparsi per colpa degli africani stessi.
Il progetto Africa Investigatives aiuterà i giornalisti locali a lavorare sotto copertura, utilizzando telecamere nascoste per dimostrare tutti i casi di frodi, cospirazioni criminali, traffico di bambini, abuso di minoranze e corruzione del potere. Nel primo programma della serie Africa investigatives, Sorious Samura, giornalista di grande esperienza nel Contintente nero, spiega perché questo team di giornalisti africani sia disposto a rischiare il tutto per tutto per rivelare la verità: “Nel Continente  può avere un effetto solo benefico”. Sorious sa di cosa parla: undici anni fa era stato arrestato e torturato in Liberia, denunciando come il dittatore Charles Taylor avesse un businnes consistente nel mercato delle armi. Prima del suo arresto, Samura si trovava in Liberia per una tivù anglosassone: è rimasto vivo solo perché il network per cui lavorava aveva attivato una campagna in suo favore, che aveva scatenato l’indignazione internazionale.
Leggi tutto l’articolo di Laura Silvia Battaglia su Assaman

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